L'ARTE DI OSSERVARE IL BOSCO DI MOKA

 di Laura Bonelli


Monica Moka Zanon è una poetessa un po’ strega, conosce bene gli elementi: l’acqua, perché abita in riva a un lago, l’aria perché lavora con gli elicotteri e la terra, in senso simbolico e reale, per la capacità di analizzare luoghi reconditi dell’anima e lasciarsi guidare dalla natura nella sua peculiare arte poetica.

E’ stata notata dalla “Società dell’ Apostrofo” che ha promosso la prima edizione di un Concorso di Poesia, attribuendole il posto d’onore ex-aequo.

Il risultato è la pubblicazione della sua silloge L’arte di osservare il bosco, edito in plaquette da una delle case editrici più particolari e innovative in Italia, Babbomorto Editore.

 


Un protagonista davvero particolare quello della raccolta di poesie pubblicate da Babbomorto editore...

 

Il protagonista è Sid, il mio cagnolino, un giovincello di 12 anni, da sempre soggetto delle mie poesie, ma anche dell’arte in molte forme, perché è un’anima libera e questo lo si capisce subito la prima volta che lo si incontra. La nostra casa, il covo per anime selvatiche, confina col bosco e non ci sono recinti a limitare le sue corse e le "uscite serali" con gli amici selvatici. Durante il lockdown sono stata a casa per due mesi e ho avuto modo di osservarlo a lungo, insieme a lui stavo ore col naso all’insù, sperando di scovare i dettagli che coglieva lui, gli stavo sdraiata accanto cercando di carpire i segreti di quel fascinoso legame con la natura, misterioso e magico. Sid è il mio maestro di contemplazione, da qui il titolo “L’arte di osservare il bosco”. 

 

  Monica Moka Zanon, foto di Cosetta Frosi


Quanto è importante la natura nella tua visione poetica?

 

La natura è un dono prezioso di conoscenza e consapevolezza, la natura dona segni, lascia segni, da cui cerco di imparare per trovare il senso più profondo di me. Amo usare nomi specifici delle piante per dare una “geo-localizzazione” al mio poetare, al mio vivere, Vita e Poesia sono inscindibili, e poiché sono figlia di agricoltori, sorella di giardinieri tutto riconduce alle mie radici, nonostante spesso mi alzi in volo, condotta nel blu da quell’irrefrenabile frenesia del volo, mia seconda passione, che mi rende sempre acrobata tra il blu e il verde.

 

Il bosco fa filtrare la luce ma anche il buio. Cosa insegna questo ambito naturale secondo te?

 

Il bosco è l’inconscio, la scoperta e la meraviglia sono dettagli importanti da non sottovalutare, per vivere necessitiamo sia di buio sia di luce, bisogna essere capaci di andare oltre la soglia, le parti possono invertirsi, ciò che non vediamo non è da temere, il mistero è un sottile equilibrio tra lo sconosciuto e la consapevolezza, ciò che è troppo illuminato può essere molto simile a ciò di cui non vediamo i contorni perché oscurato dal groviglio delle fronde.

 

Quali sono i "segreti dei rami"?

 

Sono le ombre, il gioco frammentato tra luce e oscurità, il dubbio dell’umano che osserva, perché né i rami né Sid ne hanno, anzi sanno esattamente cosa fare, attraverso tutti i sensi, attendono solo il momento giusto per farlo.

 

 

Ombre

 

All’ombra del pero

e dei però

c’è Sid,

i segreti dei rami

gli provocano smorfie

incoerenti con la sua natura.

 

(da L’arte di osservare il bosco, Babbomorto Editore)




           James Wiens,  Peaceful Grove


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