IL FASCINO DI ALBERTO MESIRCA A LE ANIME DELLA CHITARRA DI CASTELL' ARQUATO

 di Ornella Altavilla




Fuori dai programmi dei teatri sinfonici e dai cartelloni operistici, per ragioni storiche e di repertorio, i concerti di chitarra classica, nel nostro paese, restano pochi e sparuti, conosciuti prevalentemente dagli addetti ai lavori mentre il grande pubblico, spesso, ne ignora l’esistenza.

Per fortuna, da alcuni anni ormai, a Castell’arquato è possibile imbattersi nel “mondo a sei corde” grazie alla rassegna Le Anime della Chitarra. Un festival interamente dedicato alla chitarra classica, autentico, di dimensioni contenute e, allo stesso tempo, di spessore internazionale per la qualità artistica degli ospiti. 

Nel corso della seconda serata della rassegna, il 15 luglio, in una stanza del Palazzo del Podestà in cima a una scaletta medievale, il festival ha ospitato Alberto Mesirca, chitarrista virtuoso e gentile che ha affrontato un programma vasto e impegnativo cimentandosi con brani di Angelo Gilardino, musicista contemporaneo, moderno e originale nelle scelte musicali.




Mesirca ha eseguito alcuni degli studi tratti dalla raccolta di Studi di virtuosità e trascendenza di Gilardino, brani di fine artigianato compositivo, caratterizzati da armonie modali in grado di sfruttare le numerosissime potenzialità dello strumento e corredati di titoli e dediche suggestive che Mesirca non ha mancato di descrivere e raccontare al pubblico. 

Di brano in brano, nella saletta medievale si è creata un’atmosfera di magia, fra gli armonici, forse ancora sospesi nell’aria e il silenzio del pubblico, unica amplificazione della chitarra di Mesirca.

Nota di ammirazione per i direttori artistici Piera Dadomo e Vincenzo Torricella, organizzatori del festival e, allo stesso tempo, musicisti coraggiosi.

Entrambi, con grande passione, curano ogni dettaglio della rassegna, dall’accoglienza del pubblico, alla presentazione degli ospiti fino alle masterclass dedicate ai giovani chitarristi generando un clima stimolante, sereno e accogliente.

È stata una bella sensazione percepire il loro grande impegno messo a disposizione per amore della chitarra, e della musica in genere, incarnando perfettamente l’assioma del grande e visionario musicista Boris Porena, una regola semplice in realtà e dal risultato garantito: 

per ricevere cultura bisogna produrla.


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