ARMI POETICHE CONTRO LA GUERRA



a cura di Nene Ferrandi



Viktor Bregeda, Ecstacy




Chissà…e un violino suona, l’umanità delle poesia bacia le emozioni inespresse, il dolore sommesso e illumina un sogno di pace. La musica vibra solitaria: è Vera Lytovchenko, con Beethoven, “Al chiaro di luna”, con la visione di un cielo da immaginare, un linguaggio che trascina il cuore, per dare luce a una realtà che angoscia. E in tanti sono là ad ascoltare, nel rifugio sotterraneo improvvisato di un palazzo, mentre le bombe incendiano Kharkiv.



“…Hai ucciso ancora,
come sempre, come uccisero i padri, come uccisero
gli animali che ti videro per la prima volta.
E questo sangue odora come nel giorno
quando il fratello disse all’altro fratello:
«Andiamo ai campi». E quell’eco fredda, tenace,
è giunta fino a te, dentro la tua giornata.
Dimenticate, o figli, le nuvole di sangue
Salite dalla terra, dimenticate i padri:
le loro tombe affondano nella cenere,
gli uccelli neri, il vento, coprono il loro cuore"

(S. Quasimodo)



Un enorme cratere si apre in mezzo alle case polverizzate. Le automobili accartocciate in mezzo alle macerie, davanti agli scheletri delle abitazioni semplici e basse di campagna, rendono il paesaggio lunare. (Biloslavo)

Nel rifugio un bimbo guarda sconsolato quella “prigione” Non c’è neppure una farfalla.




Vitaly Urzhumop, Campo di limoni


L’ultima, proprio l’ultima,
di un giallo così intenso, così
assolutamente giallo,
come una lacrima di sole quando cade
sopra una roccia bianca
così gialla, così gialla!
…Ma qui non ho rivisto nessuna farfalla.
Quella dell’altra volta fu l’ultima:
le farfalle non vivono nel ghetto.


(dal campo di Terezin Pavel Friedman, Praga 1921 – Auschwitz 1944)



Una ventina di chilometri prima della capitale un’alta e possente colonna di fumo nero come la pece continua a salire verso il cielo. Si stagliava all’orizzonte già all’andata. I russi devono avere colpito all’alba un deposito di carburanti, che brucia ancora con il calare del buio. (Biloslavo) 

E la guerra infuria.


«E come potevamo noi cantare
con il piede straniero sopra il cuore,
fra i morti abbandonati nelle piazze
sull'erba dura di ghiaccio, al lamento
d'agnello dei fanciulli, all'urlo nero
della madre che andava incontro al figlio
crocifisso sul palo del telegrafo?
Alle fronde dei salici, per voto,
anche le nostre cetre erano appese,
oscillavano lievi al triste vento». 
(S. Quasimodo)



Le donne accartocciate su se stesse, i pensieri devastanti, un’attesa che soffoca il cuore, forse sgranano una preghiera.

Di queste case
non è rimasto
che qualche
brandello di muro

Di tanti
che mi corrispondevano
non è rimasto
tanto

Ma nel cuore
nessuna croce manca

È il mio cuore
il paese più straziato.
 

(Ungaretti)


Papa Francesco allʼAngelus prega per la pace.

"ʼLa guerra va abolita prima che sia lei a cancellare lʼuomo dalla Storia” La guerra è “un luogo di morte dove i padri e le madri seppelliscono i figli e dove i potenti decidono e i poveri muoiono."
(Papa Francesco)


Verrà un giorno più puro degli altri:
scoppierà la pace sulla terra
come un sole di cristallo.
Una luce nuova
avvolgerà le cose.
Gli uomini canteranno per le strade
ormai liberi dalla morte menzognera.
Il frumento crescerà sui resti
delle armi distrutte
e nessuno verserà
il sangue del fratello.
Il mondo apparterrà alle fonti
e alle spighe che imporranno il loro impero
di abbondanza e freschezza senza frontiere. 

(Jorge Carrera Andrade)



Sarkis Muradyan, Peaceful sky (1971)


Ed è la speranza

La pace guardò in basso
e vide la guerra,
“Là voglio andare” disse la pace.
L’amore guardò in basso
e vide l’odio,
“Là voglio andare” disse l’amore.
La luce guardò in basso
e vide il buio,
“Là voglio andare” disse la luce.
Così apparve la luce
e risplendette.
Così apparve la pace
e offrì riposo.
Così apparve l’amore
e portò vita
 

(Laurence Housman)

Chissà…e torneranno le farfalle e i fiori tra le macerie.


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