L'INCANTO DEL CIELO, UN'ARPA, L'AMORE SBRICIOLARONO IL SILENZIO DI SARA



di Nene Ferrandi



Paolo Bianchi, Bambina con ciliegie


Sara nacque disegnata dalla bellezza e incantò i fiori, le nuvole e il vento si fermò a guardare.

Sara sorrideva, un topolino di gomma in mano, la carezza leggera del padre, il bacio della madre.

Sara ha 80 anni, soffia bolle di sapone nell’aria, soffia i sogni dissolti, i colori ingrigiti, la stanchezza del vivere
Adesso che il tempo sembra tutto mio
e nessuno mi chiama per il pranzo e per la cena,
adesso che posso rimanere a guardare
come si scioglie una nuvola e come si scolora…(Cavalli)


Adesso Sara mangia le cose che si mangiano, osserva le cose che si vedono, va dove si deve andare.

Un’arpa squarcia la monotonia, imperiosa, in una stanza stanca, i mobili uguali da sempre, una foto gigante di un trionfo lontano, le gocce, tante gocce, di vetro di un lampadario dozzinale, gli arabeschi di muffa alle pareti, trofei di un’umidità invincibile.
Sara ha ucciso il fuoco dell’ansia da tempo, ma ancora le parole sono rare, pesanti.
Sara ha percorso un lungo viaggio, alla ricerca della sua anima.

“Ti parlerò di me, di una bambina irrequieta, con la vita a fior di pelle, una girandola di emozioni che frullava il tempo, le persone, senza riconoscerle, avvenimenti, sorprese incomprensibili, gli abissi di un isolamento voluto, la musica, l’amore.



Antonietta Corsini, Fiori di ciliegio


Era una casa, la mia, dopo un viottolo sassoso, solitaria, in un paese così piccolo che sognava una chiesa, i rintocchi di una campana e tutti sapevano di chi fosse la macchina gialla, l’unica, che attraversava due strade polverose, pulite a volte dal vento e c’era la libertà di una bicicletta, una per tutta la famiglia. Si, la guerra era finita, mio padre, un gigante nella divisa da carabiniere, mia madre piccola piccola, una smorfia sorridente, poche parole, ma tanti baci. Il ciliegio fioriva a primavera e prometteva un raccolto da record, ogni anno, e il geranio rosso sui gradini era sempre contento e i prati ospitavano volentieri fiori di tanti colori. Un mondo, una fiaba. Ero convinta che parlare con questi amici fosse abituale per tutti, ma nel silenzio mi comunicavano le stagioni, la sete del mattino, i capricci delle farfalle

La scuola: il mistero raccontato, illustrato…e io con il pugno ben saldo nella mano del papà, così mi proteggeva tutta, pensavo…e due ciuffi con i fiocchi blu come il grembiule e mamma ripeteva che ero elegantissima e avrei imparato le poesie e gli amici papaveri allungavano il collo per vedermi meglio e poi…la paura, nemica: piansi, immobile, le parole paralizzate si fermavano in gola, vermi colorati giocavano trai banchi, pareti alte incombenti, voci stonate, gridate e una gallina gigante che voleva sorridere, la cosiddetta maestra. Non potevo..e non parlai per lungo tempo. Quel silenzio mi isolava, mi tagliava i desideri, mi condannava ad una solitudine che non volevo

Lo so, oggi è un fenomeno chiamato mutismo selettivo, allora un capriccio? Un profondo disagio? Disadattamento? Non esistevano gli specialisti, gli psicologi… Per me era paura, una paura incontrollabile, in quella scuola che sentivo ostile. “Mamma, dicevo, dammi solo le briciole da mangiare, perché non sono brava a scuola” e “Mamma, guardami, dimmi il perché?” quasi fossi colpevole per qualcosa e non capivo…”

Lentamente, molto lentamente le fisionomie divennero occhi, giochi, inviti, disegni, colori e c’era un’attenzione e accettazione per quella compagna così diversa che la dolcezza dell’insegnante dirigeva, ma senza forzare, assecondando, smussando gli ostacoli. La parola era riservata alla mamma e al papà a cui raccontare il tempo, le filastrocche, il desiderio di avere un cagnolino con cui parlare, sì, parlare delle sue fantasie. La voce delle parole non dette martellava il respiro, si inabissava in un lago di lacrime, quando era sola, in quel prato che le voleva bene.


Katia Corallo, L'arpa


“E in un giorno di primavera, sbocciò l’idea che cambiò la mia vita. Un’arpa, nel cortile della scuola, mani che accarezzavano quelle corde venute dal cielo e una musica avvolgente di sogni, di voli d’angelo. Improvvisamente una pace nuova, un cuore che ascoltava. La maestra suonava trasfigurata e mi pareva suonasse solo per me. Anch’io, mi dicevo, voglio imparare..non servono le parole per suonare..”

Crescevo e mi portavo addosso una bellezza che non conoscevo, che leggevo negli occhi ammirati degli altri, che scoprivo nei commenti bisbigliati, negli inviti pressanti per vedere un film, per una festa in riva al fiume. Ma ancora l’ansia bloccava ogni risposta. “Superba” dicevano “Superba perché è bella”. Una persecuzione, anche la bellezza e mi osservavo allo specchio, mi nascondevo il viso con i capelli, pensai anche di fingermi zoppa, non guardavo nessuno e il disagio annientava la volontà”

Nel silenzio delle parole, le note parlavano con dolcezza, magiche, ipnotizzanti L’ansia si addormentava nell’angolo più nascosto dell’anima e il sorriso cantava. Il tempo non sa quante ore, quante stagioni per imparare là, in quella casa , dopo la scuola… e quella maestra che non mi faceva più paura. Sì una piccola conquista, l’inizio della rinascita

“Avevo diciassette anni quando conobbi un giovane carabiniere, amico di papà pieno di parole, di sarò, di farò..e ascoltava il mio silenzio con rispetto, mi accompagnava alla lezione d’arpa e si inebriava di musica ed, ero sicura, che i miei sogni fossero anche i suoi. Il mio cuore diceva

Amami,

ora che non ho parole

per farti innamorare

dei miei silenzi…(Alda Merini)



Non so ripetere l’estasi di quell’amore

Comunicare

In silenzio

I bisogni dell’anima


Dar voce

Alle rughe del volto

Alle ciglia degli occhi

Agli angoli della bocca

Parlare

Tenendosi per mano

Tacere

Tenendosi per mano. (Paul Eluard
)

Ci sposammo in un giorno di sole e io con il pugno chiuso nella sua mano forte, gridai “Sì”

E adesso, sola, è tornata nella casa stanca della sua infanzia, affida ai colori delle bolle di sapone, i pezzi più belli della sua vita e il prato, i fiori, il ciliegio sono immutabili, incantati da un vento che diffonde le note suonate dall’arpa e i colori della sua anima

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