IL GRILLO CI PROVA

di Bruno Pompili






Il grillo campestre (Gryllus campestris, Linneo) vive poco più di dodici mesi, si riproduce in primavera e muore a luglio.




Giulia Orecchia, Grillo



1. La casa del grillo

«Quest’anno i grilli sono veramente tanti.»

Lo dicono ogni sera i vecchi seduti sulle sedie appoggiate oblique al muro delle case.

Pochi carri e rade automobili passano sulla strada sterrata da quando hanno aperto il nuovo ponte e riasfaltato la nazionale sull’altra sponda del fiume. Per stare più tranquilli hanno detto ai ragazzi di prendere secchi d’acqua dal pozzo e di versarli sulla strada. La polvere si è spenta e manda odore di pioggia: è nel ricordo, perché è tanto che non piove. Si chiama siccità.

C’è chi parla di punizione per le cattiverie del mondo, chi dice che ormai sono cambiati i venti, per sempre, e: «chi ci salverà», o: che è sempre stato così. E alla fine, «il tempo va e viene»: ci vuole molta pazienza, anche ad ascoltare.

Mio nonno, che parla sempre pochissimo, scuote la testa infastidito dalle chiacchiere; è sempre infastidito, perché pensa sempre diverso, e tante volte ha torto, come glielo dice mio padre, che è suo figlio.

È vero che i grilli quest’anno sono molti, o strillano di più: insomma si sentono forte e in continuazione.

Abbiamo detto di andarne a prendere almeno uno; siamo in tre ad averci pensato, soprattutto dopo che l’aratura di qualche campo vicino ha rovesciato zolle aprendo nidi fondi di formiche e facendo scappare grilli. Basta alzare una zolla e un grillo lo trovi due volte su cinque. Però sono grilli pallidi, appena marroncini, e noi vorremmo prenderne almeno uno di quelli grossi e neri, che potrebbero anche beccarti le dita se non stai attento. Non hanno né becco né denti, è vero, ma un qualcosa per mordere ce l’hanno.

Sappiamo dove stanno, dopo la casa di Armando c’è il grande fosso, che passa davanti alla sua casa, con l’aia grande, e poi svolta verso il fiume. Subito dopo c’è il campo dell’erba spagna e del trifoglio, appena tagliati. Lì si vedono dei bei buchi tondi, dal bordo liscio come in conseguenza di uno che ci striscia passando più volte. Lì stanno i grilli grossi.

O forse le bisce.

È un rischio, se non la bugia di qualcuno che vuol far paura ai bambini; o è solo uno stupido, o uno che non lo sa, finge di sapere, e parla, parla troppo.

Ma noi siamo pronti a scappare, appena cominciamo a versare acqua nel foro. Perché funziona così: devi venire con un bidone d’acqua, versarla sull’orlo, aspettare che cali assorbita dal terreno o che scompaia chissà dove; dopo un poco la versi di nuovo. Per non affogarsi, il grillo, se c’è, naturalmente se c’è, viene fuori lentamente, sorpreso direi, e lo prendi, pollice e indice subito per la corazza: un tutt’uno fatto da testa e corpo. Uno che sa ha detto che si chiama capotorace, e mi sembra una bella parola.

Così prendi il grillo.

Con un bidone d’acqua puoi riempire otto buchi, o tre se proprio sono molto fondi, in generale per quattro-cinque può bastare.

Oggi non ci sono grilli nelle tane. Strillano stando fuori casa, e allora ci proveremo di mattina presto.



2. La cattura del grillo

Io, Giuliano e Giorgione abbiamo portato un grosso bidone d’acqua. Non ci credevamo molto, ma così si occupava il tempo poiché la scuola non c’è più.

Tutti e due gli altri d’improvviso mi chiedono cosa ne faremo quando l’abbiamo preso.

Mio nonno ci aveva pensato, mi aveva mandato appena fatta luce a prendere una canna fresca dal canneto verso il fiume, dove erano già alte e robuste. Ci eravamo fatta un’idea insieme, parlandone da tempo.

Lui ne ricava un pezzo, tagliando subito sopra un nodo e subito sopra l’altro; ha poi inciso col suo vecchio coltellino affilatissimo (un giorno sarà mio) il pezzo di canna in verticale, in sei listelli fino a vicino il nodo; lentamente li ha allargati dall’altro capo e vi ha inserito un pezzo tondo di cartone spesso e rigido (preso non so dove) che aveva preparato mentre ancora dormivo. Così abbiamo una gabbia per il grillo: uno ne devo prendere, ha insistito, non avrebbe senso prenderne di più.

È come una tenda a forma di cono; il grillo dovrebbe essere contento. Ma questa è una idea stupida, che girava solo nella mia testa, perché io parlavo molto da solo senza farmi sentire ma dicevo un mucchio di storielle.

Quando ho mostrato agli altri la gabbia si sono arrabbiati; dovevo dirlo prima; dovevamo farla insieme; dovevamo averne altre; e io sono sempre così, penso solo a me; e allora, dovevo arrangiarmi a prenderlo da solo, il mio grillo; e se proprio volevo, dovevo andare a prendermi un altro bidone d’acqua da solo, perché loro non giocano più.

Non mi sono venute le parole per rispondere.

Sono andato a prendermi un bidoncino d’acqua dal pozzo, dove ci sono sempre dei contenitori sparsi, arrugginiti e anche taglienti.

Ho fatto la strada del campo tre volte per riempirlo; gli altri due erano scomparsi, e alla fin dei conti non importava loro niente di avere o non avere un grillo.

Quando è uscito dal foro lentamente, affacciandosi con prudenza, ho avuto paura a prenderlo, quasi mi è sfuggito, ma l’ho preso. Ho il grillo.

Nero, tozzo, un capotorace duro come l’osso, due antenne meno lunghe del previsto, due zampe di dietro lunghe da sembrare una cavalletta. Non dice niente.

Penso che sia sorpreso.

Già me lo aspettavo: mia mamma si arrabbia per queste stupidate, un grillo in casa, a cosa serve, e cosa dovrà mangiare.

Mio nonno mi fa segno di non pensare a niente e di non rispondere. Anche mio babbo, che nel frattempo si è affacciato dalla cantina dove sistema degli scaffali, fa segno di non dare peso.

Lei mugugna, penso che abbia visto i loro segni nascosti, e non ha voglia di litigare.

Per oggi il grillo starà tranquillo; mangerà domani; un pezzetto di pane forse gli andrà bene, un po’ d’acqua in un coperchietto di birra. E poi, e poi si vedrà. Forse lo liberiamo nel fosso, dove ci sono fili d’erba nuova, e in punti dove stagna l’acqua ci sono ormai anche i girini delle rane: se è una cosa che può mangiare. D’improvviso non sappiamo esattamente cosa mangia un grillo.


3. Il grillo non ci sta

Ho messo la gabbietta per terra, in un punto dove l’armadio lascia uno spazio di almeno mezzo metro verso il muro della finestra. Dormirà lì.

In tutto il giorno non ha detto nulla, non si è mosso, sembra morto, ma muove le antenne. Di sicuro non capisce niente di quel che gli è capitato. Un grillo.

Vado a vederlo ogni tanto; solo nel pomeriggio mi è sembrato che si muovesse un poco, e una sola volta mi è sembrato di sentire la sua voce; forse non è vero.

Senza tuoni né lampi è piovuto d’improvviso per quasi tutta la notte. Ero molto sveglio e ho sentito aumentare e calare il ritmo e la forza delle gocce; anche un poco di vento dalla gola dei monti da dove entra lo scirocco piovoso.

Al mattino ci sarà fango lungo il fosso, e ci sarà asciutto sulla strada. È sempre così d'estate. Neppure le cicale hanno strillato nella notte. Rade anche adesso.

Debbo aver dormito fondo verso mattina, perché ormai il sole è alto.

Mia mamma me lo dice subito che «il grillo non c’è più».

Mio nonno tiene la gabbietta in mano.

Il grillo ha rosicchiato un listello di canna ed è scappato. Non ci avevamo pensato proprio. Ci vorrebbe una gabbia con fili di ferro, come quella degli uccellini che si tengono da richiamo per la caccia dal capanno, un riparo semplice coperto di sterpi e rami secchi. Ma quelle hanno sbarre troppo rade e un grillo ci passerebbe in mezzo.

«Dov’è andato il grillo?», io lo penso e mia madre lo grida. «Adesso sarà nascosto in casa e chissà dove.»

Sono come un richiamo le sue parole. Il grillo ha mandato un grido, un trillo, un suono come una scintilla.

Dopo un breve silenzio stride in continuazione, o strilla o canta o dice o grida o piange o s’affanna, non lo so, ma non la smette. Ognuno dice una parola diversa per descrivere quel che sente.

Giuliano e Giorgione, che lo hanno saputo, hanno detto che mi sta bene, ce la siamo cercata noi di casa, e non andrà via più, di notte mi beccherà gli occhi, e altre minacce orribili; ma a loro, a dire il vero, «non ci importa nulla, peggio per te», che sono io.

Noi lo cercheremo in tutti gli angoli e lo troveremo. «È solo un grillo», mio nonno.

Sì, ma non si trova. Non si capisce se è meglio di notte o di giorno la caccia al grillo; strilla da tanti punti, e quando ti avvicini grida da un’altra parte.

La minaccia prende corpo: «non lo troveremo mai».

Il vicino pensionato, che è stato all’estero e ha girato il mondo, è certo che se prendiamo anche una femmina se ne andranno insieme. Così avrebbe fatto lui, con una femmina. Nessuno gli dà peso, perché sanno che lui ha sempre in testa di quelle storie.

La ricerca del grillo è durata, a ore diverse e in punti diversi, per due giorni. Quando si è fatta l’abitudine ai trilli, tanto da non sentirli più, non c’erano veramente più. D’improvviso abbiamo capito che se n’è andato.

Fuori, nella sera umida e senza pioggia, con una nebbia estiva che non si sa da dove sia venuta tanto è insolita, i grilli sono un esercito.

«Se ci attaccassero saremmo in difficoltà.»

Chiacchiere da vecchi che ridono nella sera.


4. Il grillo dove va

Non so se uscire dalla casa sia veramente una soluzione, se sia davvero quel che cercava. Sì, certo, adesso era urgente andar via, uscire di qui. Ma lì dove è andato non avrà trovato il suo buco, se un grillo ha un buco fisso.

Non avrà attraversato il fosso davanti alla casa di Armando; il campo dell’erba medica tagliata di fresco; il suo buco fra tanti; gli altri grilli, se aveva degli amici. E non è detto che voglia stare per tutta la vita nello stesso campo. E poi quanto campa un grillo. Quanti anni ha per sistemare le cose intorno a sé.

Forse deve darsi da fare subito; uscire dal campo, ma dalla parte della città o della campagna o della strada sterrata o del fiume, fino alla strada asfaltata o saltare su di un carro di fieno e lasciarsi portare almeno per un po’.

Adesso che ha imparato com’è quando ti prendono gli altri, dovrà decidere lui cosa fare, e quando vuole lui.

Ci stiamo pensando tutta la sera, chiacchierando fuori della porta, sulle sedie appoggiate oblique sul muro.

Un carro di erba tagliata di fresco passa verso il paese, per i cavalli di un allevamento, o per un recinto di bovini, che dovranno fare una lunga marcia, verso una grande città, in attesa che vengano rifatti tutti i ponti e sistemate le strade. Ci sono ancora molte cose da fare, da vedere.

Se un grillo.

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