LE COTOLETTE DI MARLENE DIETRICH. STORIE DI UN CINEMA CHE NON ESISTE PIU'. INTERVISTA A JOSHUA SINCLAIR


di Laura Bonelli

Regista, produttore, attore e sceneggiatore: Joshua Sinclair ha vissuto gli anni d'oro del cinema che lui definisce "senza paura". Era un ragazzo, studente di medicina, quando per fare qualche soldo cominciò con piccole parti in film diretti dai più grandi maestri della settima arte. De Sica, Rossellini, Joseph Losey per poi addentrarsi sempre di più in quel mondo e firmare sceneggiature come Lily Marleen di Rainer W. Fassbinder,  Gigolò di Hemmings , la regia di Jump! con Patrick Swayze e il più recente A Rose in winter.




Marlene Dietrich con il cast di Gigolo di David Hemmings


Partiamo da De Sica... Come lo hai  conosciuto?


Abitavo negli Stati Uniti e la mia prozia mi invitò a Roma, lei gestiva i costumi del film Il giardino dei Finzi Contini di Vittorio De Sica e mi chiese se volevo fare un ruolo per guadagnare un po' di soldi. Iniziai con una piccola parte, in realtà rimasi sul set un mese e mezzo. Era stimolante vedere come lavorava De Sica anche se lui sembrava più interessato a cercare dei casinò piuttosto che al film ma era talmente bravo che non ci voleva molto a realizzare delle bellissime scene. Poi aveva di fianco Ennio Guarnieri, per molte scene dirigeva lui al posto di De Sica, perché in quel periodo aveva problemi di cataratta e non ci vedeva molto bene. Quel film che vinse l'Oscar tra i tanti riconoscimenti fu una vera torre di Babele, tutti parlavano lingue diverse! Dominique Sanda parlava francese, Helmut Berger inglese e tedesco, Lino Capolicchio solo italiano.






E Roberto Rossellini?

Nello stesso periodo ho fatto diversi film come attore con Rossellini. Ero molto vicino a lui perché mia zia era proprietaria della SAFAS che forniva i costumi per il film e mi teneva sotto la sua ala. Rossellini era l'unico che aveva uno zoom-lens. L'operatore di macchina non faceva lo zoom, lo faceva direttamente Rossellini a distanza con un apparecchio suo. Sua sorella, Marcella era quella che scriveva i copioni con lui. La sera loro due riguardavano la sceneggiatura e cambiavano tutto! Al mattino dopo sul set ci si trovava con mezza pagina nuova. Era difficilissimo ma molto molto bello. La figlia Isabella faceva una piccola parte nella miniserie L'età di Cosimo de Medici ed era l'angelo del set, bellissima, sempre sorridente. Nello stesso anno ho fatto una parte nel film L'assassinio di Trotsky, diretto da Joseph Losey, ho lavorato per due mesi a stretto contatto con il regista che era favoloso e con Romy Schneider che in quel periodo era ancora legata emotivamente ad Alain Delon. Era una donna vulnerabile e la presenza di Delon sul set la rendeva insicura.



Joshua Sinclair è Sam in The Assassination of Trotsky di Joseph Losey, foto: http://www.imfdb.org/wiki/Assassination_of_Trotsky,_The


Com'era Alain Delon?


Era giovane, al massimo fulgore per quanto riguarda la bellezza e la spavalderia! Però tutti andavano d'accordo con Joseph Losey perché era davvero amichevole. Rispondeva a tutti, dava sempre all'attore la possibilità di mostrargli come aveva preparato la scena, solo dopo lui faceva le correzioni. Anche quel set era incredibile e mi ha contagiato con la febbre del cinema. Lavoravo a stretto contatto con Richard Burton, un giorno mi chiese se volessi andare con lui per rientrare a Roma (in quel periodo abitava in Piazza di Spagna ). Nella sua Rolls Royce mi chiese cosa volessi fare "da grande" (in quegli anni ero studente di medicina). Arrivammo in piazza di Spagna e tutti erano affacciati alle finestre per vedere chi ci fosse nell'auto, Roma era così... Elizabeth Taylor veniva spesso sul set e ogni volta che lei arrivava Burton si scordava le battute. Quando c'era Delon vicino alla Schneider lei aveva problemi e lo stesso capitava con la Taylor e Burton. Lui aveva smesso di bere e mi ricordo che Losey gli disse: "Meglio che ricominci con l’alcool" perché se c’era la Taylor si doveva ripetere la stessa scena tantissime volte!
Però era un altro modo di fare cinema, più diretto e senza paura.






Passiamo a Just a gigolo, film con Marlene Dietrich e David Bowie di cui tu sei stato sceneggiatore.

A Parigi avevo incontrato Rolf Thiele che era un grande regista tedesco e si era messo in testa di produrre un film su uno gigolo nel periodo nazista, mi aveva chiesto di aiutarlo a trovare chi potesse dirigerlo. Durante le riprese del film La via della droga di Castellari avevo conosciuto David Hemmings ed era a Londra. Così gli feci avere il copione e accettò di fare la regia. Poi abbiamo coinvolto anche Kim Novak. Parlai con lei e accettò. Chiamai il suo agente e mi disse: “Non verrà mai perché è un film tedesco. Noi della comunità ebraica americana non facciamo film tedeschi. Poi è troppo grassa.” Richiamai Kim, lei venne a Berlino e cominciò a girare con Hemmings. Telefonai di nuovo al suo agente che non voleva nemmeno parlarmi. Dissi: “Kim è già a Berlino a girare. Dove dobbiamo mandare i soldi?” Mezzo minuto di silenzio poi mi disse cosa fare.

Venne fuori il nome di David Bowie per il ruolo principale. Poi mi venne l'idea di chiamare Marlene Dietrich. Mi dissero: “Ma sei matto? La Dietrich non vuole più metter piede qui, figuriamoci su un film ambientato nell'epoca in cui stava a Berlino!” Ma volevo provarci lo stesso. Dissi: “Io ci provo, datemi solo i soldi per viaggiare, in pratica ero diventato produttore esecutivo!” Seppi che il suo agente cinematografico era in pensione e abitava a Lagos in Portogallo. Arrivai a casa sua, pioveva a dirotto e gliene parlai. Lui scoppiò a ridere e continuò a farlo per un sacco di tempo, mentre io ero fradicio sotto la pioggia. Mi disse: “TU non farà mai questo film però già che sei qui dammi il copione.” Gli risposi che il ruolo per la Dietrich non lo avevo ancora scritto perché anch'io avevo dei dubbi sul fatto che accettasse. Scoppiò di nuovo a ridere. Gli dissi: “Dammi una macchina da scrivere che lo butto giù adesso.” Non aveva fogli di carta perché aveva deciso che in pensione non voleva averne più in giro. Però aveva la carta igienica, la misi nella macchina da scrivere e scrissi tutto il ruolo della Dietrich. Misi la carta igienica dentro al copione e lo mandai a Parigi all'agente musicale di Marlene dicendo "so che lei considera questo un mestiere di merda, forse accetterà.” Le recapitarono la parte senza ricopiarla, così com'era sulla carta igienica! E lei, con grande ironia, accettò. Voleva 250 mila dollari per due giorni di girato, senza spostarsi da Parigi. Dopo il film mi telefonò e mi disse: “Vuoi venire domenica a pranzo da me?” Ero a Berlino e andai a casa sua a Parigi, lei era sempre da sola, non aveva aiuti, anche quello che aveva guadagnato col film era andato quasi tutto a sua figlia. Mi chiese se sapessi aggiustare un telefono e lo feci mentre lei in cucina stava preparando le cotolette viennesi. Mangiammo nella sua sala da pranzo, sul muro c'era una sola fotografia, quella di Ernest Hemingway, il  grande amore della sua vita.





Che carattere aveva?

Era una donna molto attiva, piena di umorismo e di sarcasmo. L'unica cosa che notai è che aveva in odio il mondo del cinema, un po' come la Garbo, loro erano grandi amiche.


La cosa particolare del film è che lei e David Bowie non si sono mai incontrati durante le riprese del film, nonostante avessero le scene assieme...

C'era un motivo preciso perché questa cosa avvenne. Bowie pensava che gli altri del film fossero delle "mezze scarpette"... David è stato un grandissimo artista ma come diceva Charlie Watts non era una gran persona. Lui si era già organizzato per fare delle foto con Marlene a Parigi e le avrebbe vendute per un sacco di soldi, aveva già avuto quasi 100.000 dollari di anticipo. Lo seppi e ne parlai col produttore: “Non va questa cosa, tu paghi tutto e lui guadagna...” Mi chiese cosa potessimo fare visto che David era comunque molto famoso. "Semplice” gli dissi “ha firmato un contratto per una serie di concerti in Australia e si deve per forza assentare per due settimane. Spostiamo il set a Parigi durante quel periodo così non potrà esserci.” Bowie si arrabbiò ma fu costretto a girare le sue scene prima di partire per l'Australia.





E di Bowie che impressione avevi?

Come persona era un esempio della classe medio-bassa di Londra. Molto attaccato ai soldi anche se un genio musicale. Come personaggio era troppo ambiguo. Lui si definiva un nichilista. Andai a casa sua, in quel periodo abitava a Berlino. Entrammo nella biblioteca che non aveva libri ma solo dischi. In un angolo vidi una statua bianca di un uomo nudo. Gli dissi "interessante come scelta". In realtà non era una statua ma Iggy Pop, stava in quell'angolo, perso in un'altra dimensione forse sotto l'effetto di un “aiuto chimico”.

Come hai fatto a scambiarlo per una statua?

Aveva la pelle bianchissima, sembrava marmo ed era immobile, tutto raccolto... David era difficile da comprendere perché sembrava considerarsi sempre più grande degli altri. Uno strano comportamento: si dava delle arie senza farlo troppo notare... Traspariva il fatto che si sentisse superiore ma in modo velato.

Quindi anche questo aspetto nobiliare, il "duca" era una costruzione secondo te?

Si, tutto era una costruzione, David davvero non so chi fosse...




Joshua Sinclair e Grace Jones sul set di Shaka Zulu



Hai lavorato anche con Grace Jones...

Grace è molto alla mano, siamo grandi amici. Sul set di Shaka Zulu era amata da tutti, cucinava per tutti. Il suo mondo era effettivamente eccessivo ma senza false costruzioni. Lei è davvero così. Per la colonna sonora di Shaka Zulu avevo preso contatti con Stevie Wonder. Andai al suo albergo a New York, lui era molto affabile. Lui non è completamente cieco, vede delle ombre. Guardammo assieme il film, mi chiedeva quello che non capiva poi si mise al pianoforte e compose.




Patrick Swayze e Joshua Sinclair sul set di Jump!


Patrick Swayze invece?

Avevo pronto il film Jump che è la storia di Philippe Halsman, il fotografo ebreo accusato di parricidio che in America divenne il ritrattista di Salvador Dalì
 . Con Patrick siamo diventati subito come fratelli. Non si sapeva ancora che aveva problemi al pancreas. 
Jump e  Gigolo stanno per uscire di nuovo in streaming negli USA.


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