Da Hitchcock a Purcell: la sintesi di Pichler-Zaniboni
di Ornella Altavilla
foto di Alberto Cataldi
Mixturtrautonium e soprano
Un intero concerto dedicato ad un organico che rappresenta l’unione dei contrasti: insieme, sul palco, due strumenti agli antipodi dell’universo timbrico, la voce umana e un sintetizzatore elettronico. Natura e artificio assieme per un concerto unico, una prima nazionale e, se non anche internazionale, sicuramente non così frequente.
Sul palco della Casa della Musica, per la rassegna Traiettorie, Giulia Zaniboni e Peter Pichler davanti ad una sala numerosa e trepidante di curiosità per l’insolito concerto:
un’incredibile occasione per ascoltare dal vivo uno strumento così apparentemente sconosciuto, impiegato tuttavia in un cinema di grande qualità, famoso e conosciutissimo, come il capolavoro Birds di Alfred Hitchcock.
La tecnologia e l’elettronica corrono e crescono su binari talmente veloci da farci percepire il modello di Trautonium presente in sala, primo esemplare da cui prese spunto Oskar Sala per creare poi il mixtur trautonium, come uno strumento antichissimo, un primordiale dell’elettronica. La stessa sensazione non ci sfiora di fronte ad un violino o a un violoncello che affondano le loro origini in un passato ben più lontano!
L’elettronica è così: uno dei primi esperimenti di sintetizzatore risulta un antico e desueto esemplare di un passato lontano, bizzarro nel nome e astruso nell’aspetto simile alla postazione di un centro di controllo. Una sfida all’ora per un pubblico che timidamente iniziava a masticare l’idea della musica elettronica, una sfida pioneristica, eccentrica anche adesso per musicisti come Peter Pichler che dedica da anni studio e passione allo strumento inventato da Oskar Sala, portando avanti la sua eredità con orgoglio ed entusiasmo. Pichler non si limita a proporre un repertorio per la rassegna di musica contemporanea: buona parte del concerto, infatti, è pensata in un’ottica divulgativa. Pichler racconta e spiega con fierezza brevi informazioni sul funzionamento del Mixter trautonium, porta in sala il Trautonium e organizza una ripresa video delle sue mani mentre suona per coinvolgere il pubblico da vicino in questo mondo dal nome difficile.
Giulia Zaniboni, musicista eclettica e di straordinarie doti vocali, si cimenta con Pichler in questo progetto originale che la sottopone a metamorfosi repentine e tutte con straordinari risultati espressivi. Virtuosa della vocalità e appassionata dell’universo sonoro in tutte le sue declinazioni timbriche e di genere, non stupisce che abbia accettato con professionalità la sfida di Pichler che affronta con grande successo.
L’idea della combinazione dei contrari sottende anche la scelta del repertorio in cui da Hindemith, passando per Harald Genzmer e Oskar Sala, primi esponenti della Berlino musicale sperimentale, Pichler propone anche due suoi brani pop per concludere con un capolavoro della musica barocca inglese.
WHEN I’M LAID IN EARTH di Purcell affascina e incanta, anche se non subito le orecchie di chi ha Quel Purcell nella memoria con Quei suoni liquidi e molli accompagnati da tutt’altro timbro. L’unione perfetta fra la voce e la sintesi di subarmonici e iperioni cancella in un’istante la distanza temporale e commuove.
Ci si chiede se il senso di queste proposte sia solo un desiderio estetico mosso dalla nostalgia per uno strumento che potremmo definire tranquillamente museale. Ma non può essere questa una risposta, non può una complessità così ben congeniata e realizzata nella performance degli artisti ridursi ad un ricordo del passato.
Ci piace pensare che davvero esista una dimensione musicale che non ha un tempo cronologico, che non conosce un prima e un dopo, ma è una regione sospesa in cui esistono timbri conosciuti assieme a suoni non ancora scoperti che possono essere combinati in infiniti modi per un’esigenza fisiologica dell’artista,
la necessità di esprimersi.
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