I 2000 DELL'APPENNINO - LE VIE DI SALITA ALLE VETTE PIU' ALTE DELL'ITALIA PENINSULARE. INTERVISTA AGLI AUTORI
di Laura Bonelli
Esce per Edizioni Il Lupo la terza edizione aggiornata di una magnifica guida per raggiungere le vette più alte dell'Appennino. 125 percorsi da nord a sud, 65 mappe dettagliate, percorsi alternativi alle vie normali di salita. I 2000 dell' Appennino - Le vie di salita alle vette più alte dell' Italia peninsulare è un testo eccellente per tutti i frequentatori della montagna, siano essi amatori o professionisti. Informazioni tecniche, rifugi di riferimento, itinerari adatti ai bambini e una particolare attenzione alle bellezze naturali artistiche dei luoghi, fanno di questo libro un riferimento per chi vuole conoscere o approfondire le caratteristiche di questa parte dell' Italia. La pubblicazione è firmata da Giuseppe Albrizio, Giorgio Giua, Peter M. Lerner, Francesco Mancini, Alberto Osti Guerrazzi e Sara Pietrangeli. Per meglio comprendere l' Appennino e il lavoro svolto proponiamo l' intervista a tre degli autori, con i riferimenti delle sezioni di cui si sono occupati. Scoprendo, attraverso le loro parole, la passione per la montagna e la capacità di trasmettere l'incanto di queste vette.
Sara Pietrangeli - Maiella (in collaborazione con Giorgio Giua)
Nel libro lei si è occupata della Maiella. Qual è la nota peculiare di questa zona?
La Maiella è un gruppo montuoso intenso, così vicino al mare da donare una sensazione ineguagliabile di unità con tutto il circostante. Con la fatica delle grandi cime offre vette più o meno pronunciate, ma tutte caratterizzate da grandi dislivelli, che si salga il suo versante ovest più verticale oppure, con lunghe galoppate, il suo versante est. Per chi conosce le Alpi occidentali non è azzardato dire che la Maiella sta al Monte Rosa come il Gran Sasso al Monte Bianco. E non è "bucata" da nessun traforo, il che significa che per andare da una parte all'altra o spostarsi tra le sue estremità nord e sud ci sono solo due opzioni: percorrerne le pendici in auto oppure valicare le sue cime. Le traversate che offre sono di appagamento assoluto, veri viaggi nella montagna appenninica!
Come è stato organizzato il lavoro tecnico di questa parte del libro?
Scrivere a quattro mani può essere faticoso, ma la scelta di dedicare energie alla Maiella non è stata casuale: io e l'altro autore condividiamo la passione per questo gruppo montuoso e tante sono state le uscite realizzate insieme, in autunno e inverno in particolare. Le chiamiamo "le Maiellate", di cui abbiamo sempre mantenuto traccia. Non è stato difficile quindi mettere insieme le indicazioni tecniche, avendo calcato tutti i percorsi descritti e appuntato tempi, difficoltà, suggerimenti utili per successive escursioni. C'è un sentiero per intenditori ad esempio, alla base delle Murelle, noto come "Sentiero dell'aeroplano", che abbiamo mancato una volta finendo per percorrere invece il sentiero dell'aeroplanissimo: bene, il superlativo è indicativo delle difficoltà! Di bellezza incredibile, tra affacci vertiginosi e pini mughi, costeggia la parete nord della Murelle, ma non è raccomandabile ed è fuori dalle carte, ragion per cui abbiamo deciso di non inserirlo nella guida.
Ha attirato la mia attenzione un passaggio della descrizione del Monte Amaro: (...) il profondo senso di lontananza dalla civiltà che si prova nei luoghi che si attraversano. Nella scheda viene descritto come un cammino difficoltoso. Che caratteristiche ha questo percorso?
La salita al Monte Amaro richiede dedizione, da qualunque sentiero si decida di approcciarlo. Si tratta di una cima estraniante per la fatica che comporta, il paesaggio brullo che offre, il vento che può sferzare sull'ampia dorsale per raggiungere il punto più altro, a 2793 m. Non esiste una via di salita poco impegnativa e questo significa che necessita di ottimo allenamento, senso della montagna e conoscenza di se stessi in montagna, per sapere ben bilanciare salita e discesa. Quando si lascia Fara San Martino, si entra nelle pieghe della Majella est e si sale in quota diretti "a meta", al Monte Amaro, la sensazione di smettere l'"habitus civilis" e fondersi con la natura, il paesaggio, gli animali che lo vivono si fa davvero concreta ad ogni piè sospinto. Ad inizio autunno poi non è raro partire con temperature ancora semi-estive e attraversare le stagioni con l'aumentare della quota, arrivando in cima già con una spruzzata di neve. E' difficile spiegare a parole l'effetto straniamento perchè forse non ce lo si aspetta in Appennino; ma tra uno dei valloni della Majella est, che scende a valle incidendo la montagna, e una lingua di ghiacciaio alpino che si srotola verso valle, non c'è molta differenza.
Qual è il luogo che l'ha colpita di più e perché?
Come spesso accade le prime esperienze lasciano segni indelebili e così per me avrà sempre un posto speciale il Bivacco Pelino. Una navicella spaziale atterrata in cima all'Amaro, gelido riparo sibilante al soffio del vento, la cui forma geodetica è decisamente inconsueta per un bivacco; se a questo si unisce che è il punto di arrivo di salite sempre faticose è davvero un miraggio quando appare con il suo rosso intenso.
Però negli anni di luoghi speciali ne sono arrivati altri: il Vallone del Palombaro incassato e colmo di neve, il Pian della casa all'esplodere dell'autunno, il Bosco di Mandra Castrata segnato per sempre da una tragedia accaduta a due giovani ragazze proprio il giorno in cui io compivo 18 anni... La lista potrebbe essere lunghissima, perché la montagna interseca la vita interiore di chi la frequenta e allora ogni luogo, ogni volta, si fa potenzialmente impressione dell'anima.
Giorgio Giua - Appennino Tosco-Emiliano, Monti Reatini - Terminillo, Gran Sasso d' Italia, Simbruini - Ernici)
Nel libro lei si è occupato di diverse sezioni. (Appennino Tosco-Emiliano, Monti Reatini - Terminillo, Gran Sasso d' Italia, Simbruini - Ernici). Che lavoro è stato fatto per organizzarle?
Il lavoro è il risultato di una conoscenza approfondita, pregressa, dei luoghi descritti, arricchita dall'esplorazione fisica, concreta, degli angoli meno frequentati. Le carte topografiche, la documentazione storica, gli appunti e i diari delle molte escursioni da me effettuate nel tempo, sono stati miei fedeli compagni di viaggio nell'opera di costruzione del manoscritto.
La scrittura è avvenuta prevalentemente di getto, ma controllando minuziosamente a posteriori l'esattezza dei percorsi, delle quote, dei bivi, dei tempi e dei toponimi avvalendomi di carte, tracce GPS e documentazione esistente. Laddove non ero convinto dei dettagli (ad es. direzione, difficoltà del passaggio, tempistica o numero di sentiero), ho ripercorso integralmente l'itinerario memorizzando le caratteristiche salienti in modo da poterle meglio spiegare nella descrizione dell'itinerario.
La descrizione delle vie normali è stata effettuata con la precisione al "singolo bivio", mentre i percorsi alternativi, per motivi di spazio, sono stati descritti solamente in maniera sintetica. Prezioso in tal senso è stato il contributo del cartografo con il quale ci siamo sempre confrontati a lungo sui molti piccoli dettagli che potessero rendere la lettura degli itinerari il più semplice possibile. Infine anche la scelta delle foto è stata importante con il duplice obiettivo di focalizzare l'itinerario e di esprimere la bellezza dei luoghi attraversati.
La sezione più ampia è quella dedicata al Gran Sasso. Qual è la peculiarità di questa zona?
Il Gran Sasso è la montagna appenninica per eccellenza: è il massiccio più alto dell’Appennino; l’unico con caratteristiche alpine, l’unico con un ghiacciaio (o ciò che ne rimane), l’unico con una storia alpinistica importante, l’unico attraversato da una galleria autostradale che ospita la sede dell’INFN (Istituto Nazionale di Fisica Nucleare), dove si effettuano gli esperimenti sulla materia.
Campo Imperatore è il piccolo Tibet d’Abruzzo, Parco Nazionale con i suoi branchi di camosci che si riproducono ormai in pianta stabile; set di numerosi film e pubblicità, è molto conosciuto anche dagli escursionisti settentrionali ed esteri. Abbiamo dato il maggiore risalto possibile a questo gruppo montuoso tenendo conto di tutti questi fattori e anche di altri; ad esempio, la numerosità e la bellezza delle cime che lo compongono, la difficoltà degli itinerari e le molte vie alpinistiche presenti (anche se non vengono trattate in questa sede), i rifugi storici che lo servono e i borghi storici accoccolati ai suoi piedi (uno per tutti Rocca Calascio di "Lady Hawk" e del "Nome della Rosa").
Dalla Croce di Pizzo di Sevo la catena dei Sibillini fino al Gran Sasso D'Italia (F. Mancini)
Quali sono gli itinerari più particolari fra quelli descritti nelle sezioni di cui si è occupato?
In generale gli itinerari sul versanti Nord del Gran Sasso e sui versanti Est della Maiella; lunghi, faticosi e a volte difficili da individuare, permettono di immergersi in aree di wilderness così totalizzanti che in poche ore sembra di essere lontani migliaia di km dalla città. Alcuni percorsi sono talmente lunghi che, camminando, si ha la sensazione di intraprendere un piccolo viaggio nelle stagioni: si parte in maniche corte dai borghi a poche centinaia di metri sul livello del mare, si attraversano la macchia mediterranea e poi le faggete con l'odore e i colori già dell'autunno, si esce sugli alpeggi con l'erba sempre più rada finché non rimangono solo roccia e pietre, a volte già ricoperte dalla neve precoce dell'inverno. Sono itinerari per estimatori, allenati e determinati, ben equipaggiati e con grande esperienza. Molto faticosi, ma di inestimabile bellezza.
Qual è il luogo che l'ha colpita di più e perché?
Sono molti i luoghi interessanti dell'Appennino e ognuno di noi ha i suoi "luoghi dell'anima" preferiti, quelli dove ci si torna ogni anno e dove ci si va anche da soli per estraniarsi dal mondo; oppure in compagnia, per farli conoscere agli amici. Io ne ho diversi in alcuni gruppi montuosi a me cari, ma se proprio devo fare una scelta certamente sono molto legato al Monte Corvo al Gran Sasso, così remoto rispetto al frequentatissimo Corno Grande. I suoi valloni che incidono profondamente il versante nord, suscitano in me un'emozione che si rinnova ogni volta che ne calco le pendici, in particolare nella veste invernale, quando con gli sci si possono effettuare magnifiche discese fino a primavera inoltrata, terminando la gita sui prati verdi brillante, punteggiati di bucaneve, crochi e peonie.
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Il Murolungo dal Lago della Duchessa (Francesco Mancini) |
Francesco Mancini, fotografo ufficiale del libro (Monti del Matese)
Dal suo blog Esplorando X leggo che ha raggiunto tutte le cime over 2000 dell' Appennino Italiano dal Tosco-Emiliano al Calabro-Lucano. Che caratteristica ha l' Appennino?
Gli Appennini hanno la caratteristica di essere un sistema montuoso lungo circa 1200 km che si distende dalla zona settentrionale d'Italia fino a quella meridionale. Morfologicamente parlando interessano 15 regioni.
L'origine del nome sembra venire dal celtico o dal ligure pen(n) o ben, " montagna, cima ", riconducibile alla radice indoeuropea *pen / *pend con il significato di essere appeso, essere in pendenza. A livello temporale sono più giovani rispetto alle Alpi con una conformazione in alcuni settori più morbida con rocce calcaree dure e argille molli.
Le vallate sono a volte impervie e caratterizzate da gole con zone soggette a frane scavando solchi che formano i cosiddetti calanchi. Per quanto concerne la suddivisione principale dei settori montuosi che hanno le Vette oltre i 2000 metri abbiamo distinto questi settori che comprendono 261 CIME: Il Tosco-Emiliano, la zona del Cimone, i Sibillini, i Reatini, la Laga, la zona del Gran Sasso d’Italia, il Velino, il Sirente, i Simbruini-Ernici, la Majella, il Parco Nazionale Abruzzo-Lazio e Molise, il Matese, il Sirino e il Pollino.
Nel libro lei si è occupato della sezione "Monti del Matese". Qual è la peculiarità di questa zona?
Da Nord a Sud il massiccio raggiunge un'estensione di circa 60 km, mentre da Est a Ovest è di circa 25 km. Ivi si trova un lago di origine glaciale (il Lago del Matese), due laghi artificiali (di Gallo Matese e di Letino, formato dalla diga sul Fiume Lete) e gli impianti da sci di Bocca della Selva (BN) e Campitello Matese (CB).
Nonostante la non particolare vastità di questo settore la presenza di 4 Sezioni del Club Alpino Italiano (Isernia, Campobasso, Bojano e Montaquila) dimostrano quanto è bella ed importante questa zona. Con il voto favorevole della Camera dei Deputati alla Legge di Bilancio 2018 è stata approvata la norma che istituisce il Parco Nazionale del Matese confermando quanto già disposto dalla proposta approvata dal Senato in precedenza e che sancisce, dopo 26 anni, la nascita dell’area protetta del Massiccio del Matese non più solo Regionale.
Le Regioni Molise e Campania devono ora definire il perimetro e le misure provvisorie di salvaguardia.
Il Monte Miletto è la cima principale di questa zona. Che tipo di escursione è?
È possibile raggiungere la vetta tramite una seggiovia che ha come base Campitello Matese continuando poi a piedi. Il versante est del Miletto è di grande bellezza, vista da Campitello la montagna ha un aspetto imponente e roccioso, ricco di belle faggete, mentre dal versante opposto, quello del lago, è brulla e sassosa e scende ripida all’altopiano del lago; questo versante, interamente in Campania, è però molto più integro del versante molisano, ed è inoltre protetto dal Parco regionale campano; per questo motivo proponiamo due vie, quella più rapida e diretta che sale da Campitello Matese, forse da considerarsi l’autentica via normale, e quella che sale dal lago del Matese, più lunga e faticosa ma più interessante (da evitare però nei mesi caldi, è tutta a sud e scoperta).
Qual è il luogo che l'ha colpita maggiormente del Parco Nazionale del Matese e perché?
Indubbiamente la Valle Fondacone, sede di un ghiacciaio del tardo pleistocene (circa 11.000 anni fa). Si affaccia verso nord dalla quota 1986m di Forca di Cane brulla e rocciosa oltre che caratterizzata da carsismo e glacialismo nella parte più alta (1900-1700m). Nella parte più in basso il bosco copre le morene glaciali (1100–1400m )terminando sotto la testata a quota 1590m.Proprio qui si erge una vera e propria lama rocciosa emergente dalla rigogliosa faggeta. Sempre qui due snelle guglie collegate da un'aerea sella, sono detti "Campanarielli". Da qualsiasi parte si vedano si rimane colpiti ma specialmente dall’esposto sentierino a Est. La valle è circondata da pareti rocciose molto alte, soprattutto quella ad Est che in realtà sarebbe il versante occidentale della dorsale Nord del Miletto-Serra Soda. Questo settore del Fondacone, noto come "Scar[i]catur[o]" perché da sempre rappresenta uno scarico da distacchi di neve e ghiaccio dalle pareti sovrastanti. Si può scendere dalla parte alta in assetto alpinistico e speleologico. La parte bassa era un tempo un nevaio naturale, usato dalla popolazione di Roccamandolfi per il commercio di neve fino alla finedell'800-inizio '900. Con una guida esperta della zona è possibile ripercorrere lo storico tratturo del Matese, attraversando il Fondacone in direzione W-E poco sopra i 1600m che mette in comunicazione i prati dei Campitelli di Roccamandolfi e delle Masserie di Vallesecca con la Serra Soda e quindi i pascoli e i campetti carsici più in quota.
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