MATTATORE GREGORY KUNDE NELL’OTELLO AL TEATRO DI MODENA


Applausi e ovazioni per Gregory Kunde, Francesca Dotto nel ruolo di Desdemona e Luca Micheletti nel ruolo di Jago



 di Eddy Lovaglio

Non è stato certamente un Otello bellicoso e guerresco quello interpretato dal tenore statunitense Gregory Kunde che ne ha fatto un personaggio tutto suo che non rispecchia il “Moro di Venezia” pervaso da cieca ira dovuta alla gelosia ma piuttosto un personaggio tormentato, interiorizzato, un’interpretazione introspettiva di un Otello vittima della manipolazione ingannevole e malvagia tramata da Jago. E’ stato un Otello cantato e non certamente urlato, un Otello angosciato e non certamente spavaldo guerriero. Un Otello che ha convinto e commosso a tratti il pubblico: intenso nel duetto d’amore e devastato in “Dio mi potevi scagliar”.  Il grande successo riscosso da Gregory Kunde, considerato uno dei più eleganti belcantisti sulla scena lirica attuale e che negli ultimi anni ha affrontato pagine Verdiane impegnative, come appunto l’Otello, è stato pienamente meritato grazie alla sua maestria nella tecnica vocale che gli consente una tale eccezionale linea di canto. Pur essendo stato il mattatore della serata va riconosciuta l’eccezionale bravura di Francesca Dotto che ha interpretato una Desdemona misurata e mai sopra le righe, con un perfetto lirismo, espressioni di un canto soave ed intenso, una indiscutibile qualità vocale che ha ammaliato il pubblico. 



Luca Micheletti (Jago), attore cantante, ci ha offerto un’interpretazione scenica del personaggio dalle sfumature ambigue ed inquietanti rafforzate dal timbro scuro e sprezzante, espressione della sua anima torbida che impreca quel “Dio crudel di averlo fatto uomo” sebbene alla fine concluda che la morte è il nulla. E questo la dice lunga sulle contraddizioni di fondo del personaggio. 

Completano il cast Antonio Mandrillo (Cassio), Andrea Galli (Roderigo), Mattia Denti (Lodovico), Sayumi Kaneko (Emilia), Eugenio Maria Degiacomi (Araldo). 

Le scene di Domenico Franchi sono essenziali, volutamente scarne e apparentemente semplici (in realtà è una costruzione complessa ed imponente) ma estremamente efficaci per un Otello senza tempo e senza spazio, funzionali per il risalto delle voci piuttosto che della ricchezza delle scene. Un allestimento pulito ma incisivo. 

La regia è di Italo Nunziata che ha trasposto l’azione nell’Ottocento con costumi creati da Artemio Cabassi che è sicura garanzia di buon gusto e raffinatezza. 

L’Orchestra dell’Emilia Romagna Arturo Toscanini, diretta da Leonardo Sini, è stata impeccabile come sempre, bene il Coro del Teatro Municipale di Piacenza diretto dal maestro Corrado Casati e le voci bianche del Conservatorio Nicolini di Piacenza dirette da Giorgio Ubaldi. Questo Otello, infatti, è una coproduzione della Fondazione Teatro Comunale di Modena, Fondazione Teatri di Piacenza, Fondazione I Teatri di Reggio Emilia, Fondazione Teatro Carlo Coccia di Novara e Teatro Sociale di Rovigo. Una cordata che ha permesso di poter avere l’allestimento di quest’opera che da anni non veniva rappresentata, una sfida vinta, dunque, e come Otello possiamo inneggiare all’ Esultate.  




Le foto sono di Rolando Paolo Guerzon

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