PERCHE' AMO SOLO CHI FUGGE? INTERVISTA ALLA SCRITTRICE VIOLA CONTI


di Laura Bonelli





Un romanzo breve da leggere tutto d'un fiato. Divertente, acuto e diretto Perché amo solo chi fugge? Il dolore è un talento (Giovane Holden Edizioni) ha il pregio di fare un' interessante indagine psicologica attraverso l'esperienza amorosa di Celeste, giornalista quarantenne brillante ma insicura che trova in Luca, musicista rock non propriamente affidabile, l'oggetto del suo desiderio.  Impulso che insegue con tenacia incurante di rasentare, a volte, il ridicolo. L'autrice è Viola Conti, giornalista, scrittrice e book blogger che con questo libro entra nella testa della tipologia di personalità "abbandonica" tracciando con chiarezza i percorsi mentali e fornendo spunti di riflessione e risoluzione.
Il libro ha ricevuto diversi riconoscimenti ed è stato tra i finalisti del Premio Letterario Città di Salsomaggiore 2023.


Nel tuo libro la protagonista ha caratteristiche peculiari. Perché hai voluto evidenziare proprio questo tipo di personalità ?

Celeste la protagonista del romanzo è una donna insicura, alla continua ricerca di conferme nell'altro, incapace di guardarsi dentro e di amarsi per la donna che è. Quante donne sono come lei, convinte di valere meno senza un partner accanto; quanto oggi è ancora forte il modello patriarcale per il quale noi donne ancora ci sentiamo 'risolte' e accettate socialmente solo all'interno di una coppia. Ecco perché ho pensato che raccontare le fragilità, i dubbi e le paure di Celeste poteva essere il modo per parlare a tante donne come lei.



Il percorso dall'innamoramento alla consapevolezza passa attraverso avventure tragicomiche...

L'amore è un percorso ad ostacoli, soprattutto quando l'altro non ne vuol sapere, perché rifugge impegno e dedizione. Anche Luca, l'ossessione di Celeste, è rappresentativo della personalità narcisista, che si nutre dell'amore dell'altro per alimentare l'ego, che è tutto il contrario dell'amore. Se da una parte Celeste ha bisogno d'amore, tanto da diventarne dipendente, dall'altra, Luca la controlla, non concedendosi completamente. Dall'innamoramento si passa ben presto alla consapevolezza di un amore che fa soffrire e che diventa gabbia, creando distanza ed incomprensione. Lei arriverà al punto di perdere totalmente il controllo, di snaturarsi, pur di conquistarlo e tenerlo a sé, arrivando a vivere situazioni grottesche che le faranno toccare il fondo e capire di aver vissuto una relazione a senso unico, basata solo sull'illusione d'amore.



Scrivi: "Amare non è forse imparare a vedere sempre il bicchiere pieno quando invece in un sorso te lo sei già bevuto tutto?" Come si fa ad andare oltre le illusioni?

Amare significa costruire, progettare insieme, continuare a tenere il timone di una barca durante le tempeste della vita per non perdere la rotta e affondare. È impegno, sacrificio e soprattutto consapevolezza rispetto a chi siamo e a cosa pensiamo sia meglio per noi. L'altro se non è complice e non è in grado di tirare fuori il nostro meglio, non può e, non "deve" essere la risposta alla nostra felicità. Le dipendenze affettive si basano proprio su questo misunderstanding: il benessere interiore non è mai un dono che ci fa l'altro ma un tesoro che custodiamo e facciamo crescere amandoci. L'amore è un moltiplicatore di gioia solo nel caso di una relazione matura in cui i due partner si rispettano e mantengono vivo il rapporto quotidianamente.




Viola Conti



A corollario del tuo racconto c'è un saggio breve di una mental coach. Perché questa scelta?

Voglio dare ai lettori la possibilità di fare autoanalisi, perché penso che la cosa più difficile sia prendere coscienza di un problema quando lo viviamo in prima persona. La storia di Celeste diverte ma anche fa riflettere su certe dinamiche relazionali che le più volte sono il segnale di un disagio. Il contributo di una mental coach serve proprio a fare chiarezza e a dare degli strumenti di comprensione e di approfondimento sul tema delle dipendenze affettive. È un esperimento che io e Sonia abbiamo fatto unendo il romanzo al saggio per coinvolgere emotivamente i lettori e, allo stesso tempo, proporre loro anche un percorso di crescita personale incentrato sull'educazione sentimentale.


 Tu sei una giornalista e una blogger culturale. Cos'è il tuo progetto di Salotto Letterario?

Già prima della pandemia, ho pensato di creare uno spazio virtuale dove poter interagire quotidianamente con il pubblico, non solo quello correlato alla mia attività di giornalista sui media tradizionali. Così, ho aperto il mio Salotto a coloro che avessero qualcosa da raccontare partendo da interessi comuni, come i libri, l'arte, la musica. Col tempo, il mio format su instagram "Ospiti in Salotto" è cresciuto ed è diventato luogo di scambio e arricchimento. Posso vantare più di trecento ospiti negli ultimi due anni e collaborazioni con le maggiori case editrici, tanto che la passione è diventata un impegno giornaliero che vede coinvolti tanti autori, emergenti e big. Mi auguro di allargare ancora di più la platea a chi desidera un luogo confidenziale per raccontarsi attraverso il proprio libro ed esperienza di vita in un tempo in cui mantenere legami saldi e duraturi è sempre più difficile, ma non impossibile. "Ospiti in Salotto" ne è la dimostrazione: tante amicizie e collaborazioni sono nate e cresciute grazie a un libro e ne sono orgogliosa. Naturalmente, è ancora più bello trovarsi di persona, per questo porto avanti anche tante iniziative in presenza come, per esempio, "Ospiti in Salone" e "Ospiti in Salotto in tour" volte a fare salotto durante gli appuntamenti più importanti dedicati alla cultura e all'editoria. Questo per me, citando il romanzo, è l'amore vero: quello che resta e non quello che fugge.

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