L'ENERGIA ESPLOSIVA DI ANTONIO SANCHEZ QUARTET AL PIACENZA JAZZ FESTIVAL

  di Ornella Altavilla





Il 16 marzo il Piacenza Jazz Festival resta in casa e ritorna al Collegio Alberoni: la Sala degli Arazzi, completamente sold out, ospita con orgoglio Antonio Sanchez in quartetto con Seamus Blake al sax tenore, Gwylim Simcock al pianoforte e Doug Weiss al contrabbasso. I quattro artisti, già ospiti separatamente del Piacenza Jazz Festival in precedenti edizioni, si ritrovano sul palco del Collegio Alberoni per una fra le date più attese del Festival. L’incontro fra i quattro, tutti con personalità spiccate e scolpite, si trasforma in unione grazie alla condivisione del linguaggio jazz che permette, per sua natura, la convivenza delle differenze. E in questa prospettiva il Jazz diventa un luogo mentale di scambio e creatività che si impone fra gli Arazzi della sala trascinando con prepotenza il numerosissimo pubblico.

La carriera di Sanchez vanta collaborazioni, traguardi e percorsi che gli hanno procurato una fama planetaria e, sebbene sia la sua figura a dare il nome alla formazione, non sono da meno le vite artistiche dei suoi compagni di palco a loro volta riferimenti del panorama musicale contemporaneo. 




Solo qualche attimo di silenzio per la sala del collegio Alberoni, solo un breve momento di raccoglimento fra le parole di presentazione del vicepresidente del Piacenza Jazz Club Angelo Bardini e gli applausi del pubblico che accompagnano i quattro sul palco. Il silenzio scompare all’improvviso dopo la prima esplosione fra rullanti e i tom di Sanchez. Il concerto inizia con una corsa forsennata verso uno Stargate in cui i suoni scompaiono per riapparire un attimo dopo dalle bacchette infuocate di Sanchez, un’energia travolgente, una carica divoratrice alimentata dai ruggiti del pianoforte e dal suono pieno e imperturbabile del sax. 

 La musica letteralmente esplode, si accartoccia, si strappa e si frammenta fra repentini cambi di dinamica e metronomi cangianti, attraversando timbri e stili con la coesione totale da parte dei quattro. La batteria di Sanchez è sempre presente, con sapienza piega e dissolve il beat in un dialogo costante con il suono meraviglioso del sax e con il profilo ritmico del pianoforte e del basso.

 Come un fiume in piena il concerto inizia fra fraseggi bepop, funky, free e blues. Il flusso è ogni tanto interrotto dalle brevi parole di presentazione di Sanchez: i brani in scaletta sono tutti tratti da suoi precedenti album o in veste di batterista al fianco di Lovano e Patitucci, o come band leader e compositore come in Trio Grande e New Life, tutti dei veri e propri capolavori.

Un concerto eccellente e semplicemente bellissimo, una soddisfazione per il Festival e una gioia per il pubblico che senza parole e senza fiato partecipa a un processo creativo di spessore straordinario.





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