I DANNATI DEL PEDALE DI FABIO VIBERTI

 di Eleonora Rossi




Come viene sottolineato nella prefazione di Davide Cassani, questo libro di Paolo Viberti pubblicato in nuova veste da Ediciclo è un vero e proprio atto d’amore nei confronti del ciclismo, in cui tutti gli amanti di questo sport possono riconoscersi.

E’ un testo molto interessante anche per chi, estraneo a questo mondo, abbia voglia di scoprire quella passione che ha contraddistinto gli eroi della bicicletta. Eroi che Paolo Viberti definisce i“ dannati del pedale”, dei quali racconta le loro imprese tramite testimonianze originali ed aneddoti, ripercorrendo da vicino cent’anni di storia del ciclismo.

Viberti opera fin da subito una netta divisione, collocando gli eroi, di cui sceglie di narrare le vicende, in due categorie: i dannati ed i romantici.

Il primo dei dannati è Fausto Coppi, il Campionissimo, di cui l’autore racconta la vittoria del suo primo Giro d’Italia come “gregario” di Bartali, alla vigilia dello scoppio della seconda Guerra Mondiale.

Un aneddoto curioso riguarda poi Henri Pélissier, il quale decise clamorosamente di abbandonare il Tour de France del 1919 poiché gli venne proibito di bere un bicchiere di vino in più dopo la gara. A quel tempo vi era infatti la regola che a ciascun atleta in gara spettassero identiche quantità di cibo e di bevande.

Nel capitolo, inoltre, spiccano le pagine dedicate a Marco Pantani, al quale l’autore era particolarmente legato e che ricorda con grande affetto e nostalgia.

Tra i romantici, invece, Viberti annovera le follie amorose di Anquetil, il falso doping di Merckx e poi ancora Alfonsina Strada, l’unica donna che prese parte ad un’edizione del Giro d’Italia maschile nel 1924.

Sono tanti gli eroi di cui l’autore racconta le vicende, talvolta sottolineando anche particolari imbarazzanti ed episodi disagevoli, facendo risaltare il loro lato umano accanto alla fama di campioni.

Il libro termina con un breve capitolo intitolato I luoghi del culto, nel quale Viberti passa in rassegna i paesaggi più rappresentativi che hanno fatto da sfondo a tante imprese ciclistiche, come il Mont Ventoux con il suo aspetto lunare ed il Passo Gavia, dove la neve regna sovrana.

Come a voler sottolineare che, ad ogni dannato del pedale che si rispetti, corrisponda un luogo magico dove la sua follia si sprigiona.

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