VOGLIO I CAPELLI BLU. LO SPETTACOLO DI CLAUDIA MANCINI, UN INNO ALLA VERA LIBERTA'


di Laura Bonelli

Sa il cielo quanto ci sia bisogno di formatori consapevoli in questo momento sociale e storico di grande instabilità, confusione ed esteriorità. Riuscire a farlo attraverso l'attività artistica nelle sue varie forme espressive è un toccasana per i ragazzi in fase di crescita. Teatro, danza, musica non sono e non devono essere strumenti per puntare al successo facile, alle visualizzazioni social ma discipline appassionanti che hanno il compito di rivelare strati sottili e nascosti di noi stessi, materia impalpabile che si muove al di là dell'immagine e ci anima.

Ci prova con risultati eccellenti la musicista e danzatrice Claudia Mancini che  porta avanti un progetto in cui l'arte è reale momento di crescita e formazione. Il suo spettacolo Voglio i capelli blu in programma al Teatro Tarkovskij di Rimini sintetizza il lavoro intrapreso da qualche anno con il gruppo musicale Logica Minimale.






Com' è nato il progetto Voglio i capelli blu?

Musica come strumento di unione. Da questo presupposto nasce il progetto Voglio i capelli blu: uno spazio di inclusione e condivisione, un’orchestra di giovanissimi polistrumentisti che mi affiancherà durante lo spettacolo.

La musica, componente fondamentale e universale dell’esperienza umana, offre uno spazio simbolico e relazionale propizio all’attivazione di processi di cooperazione e socializzazione, all’acquisizione di strumenti di conoscenza, alla valorizzazione della creatività e della partecipazione, allo sviluppo del senso di appartenenza a una comunità, nonché all’interazione fra culture diverse.

Da qui l’idea di formare un gruppo nel quale i ragazzi si possano riconoscere come parte fondamentale e possano trovare uno spazio di condivisione e amicizia sano e stimolante, impreziosito dalle individualità e diversità di ognuno.

Uno spazio in cui si trovano a dover collaborare tra di loro, imparare ad essere tolleranti e pazienti, sviluppare capacità di ascolto, entrare in sintonia coi compagni superando le difficoltà di relazione attraverso il potere aggregante della musica.


Il tuo percorso è basato sulla musica ma non solo. Che cosa comprende?

Sono stata la prima musicista ad aver raggiunto il più alto grado della formazione musicale in due distinte discipline strumentali, conseguendo laurea con lode sia in violino che in pianoforte, presso il Conservatorio G. Lettimi di Rimini.

Ho seguito master class e corsi di perfezionamento con insegnanti di fama internazionale e ho all’attivo numerosi concerti in Italia e all’estero.

Studio danza fin da piccola e mi sono specializzata in diversi stili: classico, modern-jazz, contemporaneo e tango argentino.

Studio canto sotto la guida della M° Linda Hermes, docente del Lichtenberger Institut, seguendo il metodo funzionale della voce ideato da Gisela Rhomert.

Lavoro con bambini e ragazzi coinvolgendoli in un percorso multidisciplinare che comprende musica, canto, danza, produzione di video musicali ed esibizioni dal vivo di cui curo la direzione artistica e la regia.

Progetto e conduco anche laboratori artistici nelle scuole.

All’attività concertistica affianco il lavoro di registrazione in studio collaborando con Ornella D’Urbano, pianista e arrangiatrice di Fabio Concato.

Compongo e produco brani inediti, di cui ho realizzato anche videoclip musicali.




Claudia Mancini


Nel tuo progetto fai riferimento al mito della caverna di Platone. Pensi che sia un metro di paragone ancora valido?

Ritengo la situazione dei nostri giorni disastrosa, non orientata guardare all’esistenza e ai problemi dell’umanità in termini di opera d’arte, termini che fanno riferimento alla bellezza costruttiva dove coesistono e si armonizzano solidarietà, speranza, ecologia, altruismo, pace, democrazia, libertà, creatività, umiltà, rispetto profondo delle differenze.

I modelli dominanti della società promuovono l’immagine, l’apparenza, il potere e il successo come valori di primaria importanza a scapito del rispetto di sé, degli altri e dell’ambiente, della saggezza, della dignità personale e della propria integrità. In questo rovesciamento di valori l’esteriorità prevarica l’interiorità e stravolge il senso del valore della vita e dell’identità dell ’ individuo . Questa deprivazione è destinata a durare nell’inconsapevolezza per tutta la vita, a meno che non si intraprenda un lungo e difficile viaggio all’interno di se stessi, alla scoperta dei sentimenti negati, del dolore per non essere stati accettati per come si era, della rabbia, del risentimento e della paura inespressi.

Questo viaggio può consentire di raggiungere la piena consapevolezza di sé, di ritrovare la vera identità e appare come un ritorno a casa, un ritorno alla nostra natura originaria.

Teatralizzando l’allegoria della caverna di Platone in modo metaforico si lancia un messaggio di speranza, di possibilità di liberazione da catene o fili per vivere l’avventura sempre insolita dell’essere nel mondo, del vivere poeticamente la realtà, del realizzarsi come un’opera d’arte, in quanto la stessa identità è vocazione ad essere in una pluralità di dimensioni d’arte.

Le anime libere sono rare, perché oggi va di moda il consenso non la libertà.

La libertà costa, la libertà ti impone dei rischi, il consenso no.

Attutisce, appiana.


L’uscita dalla caverna può consentire di riflettere sulla propria esistenza, sulla propria identità e di raggiungere la piena consapevolezza di sé, difendendo la propria assoluta diversità di sguardo.






Mi ha colpito il fatto che al centro dello spettacolo metti il concetto di umanità. Che cos' è l' umanità per te?

La persona umana è una forma, un’architettura, una struttura musicale e la personalità è il tema musicale dell’unità armonica della persona, mentre l’identità è il continuo sviluppo dell’armonia. Ciascuno di noi trova il proprio modo di intonarsi alla vita danzando le esperienze con una particolare scenografia e coreografia esistenziale, manifestata nella personalità con una progressione di progetti, di soluzioni, di ritmi.

In un tempo che ci chiede di essere senza incrinature psicologiche e senza sintomi, ci caliamo in una profondità che il mondo della cultura sa esprimere per poi emergere dal declino di una società che anziché sostenere una visione integrata e olistica della persona umana preferisce degradarla alla sua componente più di basso livello.

La diversità ci contraddistingue, è ciò che permette di distinguerci l’uno dall’altro ed è ciò che costituisce l’identità, ma l’ascolto della diversità nelle sue tante forme, significati, valori è un ascolto difficile, molte volte negato, distorto, perché la diversità è inquietante. La nostra stessa identità- diversità genera in noi inquietudine.

Da qui il ruolo fondamentale dell’Arte, arte per affrontare la complessità delle questioni, per riflettere sul diritto di ognuno di noi di vivere secondo la propria sensibilità, per difendere i diritti civili, il diritto di amare, un’arte che ci riporta alla vera essenza dell’essere umani.


Nell' aspetto pratico chi può seguire il tuo percorso e in che ambito può essere applicato?

Il percorso multidisciplinare da me proposto non si limita solo all’ambito artistico e professionale, ma si pone come scuola di vita per chiunque abbia il desiderio di diventare sempre più consapevole di sé, così da scoprire ed esaltare i propri talenti e realizzarsi come essere umano.

Lavoro con bambini, ragazzi e adulti con l’intento di offrire loro uno stimolo per trovare il coraggio di sentirsi ed essere diversi e di scoprire attraverso la musica e l’arte gli strumenti per esprimersi e distinguersi in un mondo che ci vuole conformi e uguali.


Cosa si deve aspettare il pubblico dallo spettacolo Voglio i capelli blu?

Lo spettacolo è un incontro tra musica, danza, recitazione e propone brani di musica classica, rock, inediti all’insegna della fusione e contaminazione tra generi, strumenti musicali e arti diverse e contrastanti.

I testi degli inediti mettono in luce tematiche sociali quali il disagio psicologico, spesso sotterraneo e invisibile, la sottile e inconsapevole prigionia in cui a volte si cade all’interno delle relazioni, le violenze e gli abusi.

Allo stesso tempo emerge con urgenza il coraggio di sentirsi ed essere diversi, di esprimersi e distinguersi attraverso la musica e l’arte.

Il tutto messo in scena anche attraverso l’espressione corporea che narra la danza della vita, accompagnato da proiezioni di video originali.

Attraverso un movimento continuo tra spazi dell’immaginario, spazi del sogno e spazi dell’ignoto, le apparizioni ombrose di oggetti e soggetti alternano ritmicamente ballerini, strumenti musicali, danze, suoni, musicisti.

L’intento è quello di rendere fertile il dibattito pubblico educando alla riflessione, suggerendo nuove chiavi di interpretazione, stimolando la discussione. Si vuole provocare una reazione, in particolare nei giovani, vittime di una società basata sull’ostentazione, sull’eccesso, sulla violenza e sulla banalizzazione e appiattimento verso il basso.

Una reazione che permetta loro di smascherare la falsità delle immagini proposte e riconoscere che quelle scelte che credono di prendere con assoluta autonomia di giudizio, in realtà sono indotte da chi li vuole confusi e apatici.

“VOGLIO I CAPELLI BLU”, un inno alla libertà, alla sana ribellione, alla voglia di riscattarsi.

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