FREE NUDEM. IL PROGETTO ARTISTICO DI BRUNA PERRARO E GIANA GUAIANA



di Accursio Soldano





La cantautrice turca Nûdem Durak, 34 anni, è detenuta in carcere per aver cantato nella sua lingua nativa, il curdo, dando voce a un popolo perseguitato. Ha comprato la prima chitarra impegnando l’anello di matrimonio di sua madre perché per Nûdem Durak la musica è sempre stata tutto. Ma cantare in curdo, nella Turchia di Erdogan è vietato, e così, nel 2015 Nûdem Durak viene arrestata e condannata a 19 anni di carcere con l'accusa di propaganda terrorista.

Una storia che ha colpito nel profondo dell'anima la musicista e insegnante friulana Bruna Perraro.

“Mi ha subito colpito la sua storia perché è una musicista come me -ci dice Bruna Perraro- io posso cantare nella lingua che voglio, le canzoni che preferisco, senza limitazioni mentre a lei è proibito usare la sua lingua e cantare le storie della sua gente, che spesso parlano di bellezza e armonia. Lo so che non è l' unica donna a subire o aver subito ingiustizie, ma la sua storia sta accadendo ora, e io non voglio essere complice con la passività e l'inerzia ma voglio fare qualcosa”.

E così nasce “Donna chiama Libertà” una canzone, un concerto, uno spettacolo, un reading, una denuncia forte, un invito a non chiudere gli occhi che si affianca alla campagna internazionale per chiedere la riapertura del processo. Sono parole, lettere scritte dal carcere, musica, recitazione, speranza.


Nûdem Durak


Tutto è iniziato quattro anni fa, quando la musicista e insegnante Bruna Perraro titolare della cattedra di flauto presso la SMIM De Amicis-Da Vinci di Palermo scopre il “caso” della giovane curda Nûdem e decide che anche qui, in Italia, bisogna fare qualcosa. Scrive la canzone “Donna chiama libertà” e trova una buona sponda di ascolto a Udine, in particolare trova un uditorio attento e interessato fra gli organizzatori del Festival Vicino/Lontano.

Il "caso" Nûdem sbarca così al Festival non soltanto con una canzone, ma con uno spettacolo, un concerto-reading che ha ricevuto il patrocinio di Amnesty International Italia dedicato a otto donne mediorientali in carcere per reati di opinione.

Ad affiancarla in questa iniziativa, la cantautrice siciliana Giana Guaiana, musicista raffinata con due Cd all'attivo, il primo ('a giostra) contenente la traduzione in siciliano di “La giostra” di Angelo Branduardi ed il secondo “Fatti di terra” in collaborazione con l'ex componente dei Kunsertu, Pippo Barrile.



https://ethnocloud.com/Giana_Guaiana


Per tre anni di seguito Perraro e Guaiana portano al festival la storia di Nûdem mantenendo allo stesso tempo con la giovane musicista curda uno scambio epistolare.

Ed è Nûdem che rispondendo ad una loro lettera scrive: “Ricevere lettere da amiche sensibili e preziose come voi mi rende estremamente felice. Soprattutto quando si tratta di donne, persone belle, è tutta un'altra felicità. Grazie per esistere mie preziose amiche. Il potere della musica non può essere minimizzato. Anche se è in lingue diverse, riunisce sentimenti senza frontiere, belli, legittimi e sensibili. Trova la sua strada, come l'acqua che scorre”.



Bruna Perraro - Autore: Elia Falaschi 
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Copyright: © Elia Falaschi/Phocus Agency


Ma non solo Udine, lo spettacolo gira per l'Italia e viene presentato a Palermo, a Velletri e ovunque ci sia bisogno di far conoscere le storie di donne artiste, giornaliste, intellettuali, fotografe, rinchiuse e imprigionate nelle carceri di tutto il mondo per aver osato esprimere opinioni e pensieri propri. E durante i concerti vengono distribuite delle cartoline con l'indirizzo di Nudem, alla quale possono scrivere tutti per dimostrare il proprio sostegno: Nudem Durak, M Tipi Kapali Kadin Cezaevi, Bayburt, Turquie.

Ma non è solo il dramma di Nûdem Durak ad attirare l'attenzione. Emblematico il caso della giovane Sepideh Gholian una giornalista che ha dato voce a importanti lotte sindacali nel Khuzistan, la regione del sudovest dell’Iran abitata dagli arabi sunniti e incarcerata per avere documentato uno sciopero in una fabbrica di zucchero. Dopo circa circa 4 anni e sette mesi di detenzione, la ragazza è stata scarcerata, ma l'indomani è stata di nuovo arrestata perché, sorridente e senza velo, urlava slogan contro la Guida Suprema Ali Khamenei.

Gholian, anche dall'interno del carcere ha denunciato gli abusi subiti, le condizioni con cui vengono trattati i prigionieri politici e, in particolare, il trattamento riservato alle donne. Sepideh ha scritto il libro "Diari dal carcere", tradotto in italiano e pubblicato nel 2021 da Gaspari editore per iniziativa dell'associazione "Librerie in comune "di Udine e del festival Vicino/Lontano premio Tiziano Terzani.

A Sepideh Gholian, la città di Torino ha conferito la cittadinanza onoraria e il progetto "Donna Chiama Libertà" è sbarcato al Salone Internazionale del Libro con un breve video all'interno della presentazione del libro "Diari dal carcere".

A Sepideh Gholian e alle sue compagne di prigionia, Bruna Perraro ha dedicato la canzone “Una punta di rosso” e Giana Guaiana  la canzone “Saluterò di nuovo il sole”.

Insieme, le due musiciste stanno preparando
un nuovo lavoro discografico.






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