Dal Ducale al Farnese per festeggiare il ritorno dei Fratelli di Frugoni - Capelli
Di Ornella Altavilla
Foto di Alberto Cataldi
Il giovanissimo Farnese Festival inaugura la terza edizione con “I fratelli riconosciuti”, un tributo alla Parma Barocca protagonista, nella prima metà del 700, di movimenti di riforma del melodramma.
L’ Opera, realizzata dal librettista Frugoni e su musiche di Capelli, aveva già incontrato il pubblico del ducato nel 1726 per poi svanire, in polverosi archivi, fino al suo recupero per mano dei Maestri Baroni e Biondi. L’imponente lavoro è stato proposto in forma di concerto e interpretato dalle voci di Ann Hallenberg, Vivica Genaux, Roberta Invernizzi, Jorge Navarro Colorado, Carlotta Colombo e Ernesta Scabini accompagnati dall’orchestra Europa Galante e diretti dal Maestro Fabio Biondi. Poche e didascaliche informazioni ma bastevoli per rendere la consistenza della qualità dello spettacolo di lunedi 2 Giugno. Non serve, infatti, sottolineare la grandiosità della cornice del Farnese o ricordare l’importanza della cittadina parmigiana nella storia dell’Opera (già a partire dai suoi primordi) ed è oggettivamente ridondante rimarcare la qualità artistica degli artisti, dagli interpreti all’orchestra allo stesso direttore. Nondimeno, il valore dello spettacolo ha superato la somma di tutte le componenti d’eccellenza appena elencate. La proposta del Farnese, infatti, nel panorama socioculturale contemporaneo, è decisamente senz’olio e contro vento. Scommettere sulla musica barocca è un grande atto di coraggio che lievita in dimensioni se solo si prova a pensare ad alcuni particolari: l’opera di Frugoni-Capelli nasceva per essere allestita al teatro Ducale, il teatro di tutti e per tutti. Non era certamente pensato per celebrare grandiosi anniversari di corte da sfoggiare fra le mura del Farnese. Non solo, la vicenda di Attalo e Nicomede si svolgeva in costume e si costruiva fra allestimenti e gestualità assenti in una versione in forma di concerto. A ciò si aggiunga che, per le convenzioni e le infauste abitudini dell’epoca, i ruoli maschili erano effettivamente interpretati da uomini (e nello specifico dai celebri Farinelli e Cusanino), castrati e con registri vocali acuti ma comunque uomini, sostituiti adesso dalle voci femminili. Fin qui, dunque, delle importanti divergenze o quanto di più lontano si possa immaginare dal principio, a volte monito, di verosimiglianza che l’opera per secoli ha cercato di perseguire finalizzando alla sua realizzazione anche la gestione del rapporto fra musica e poesia. A tutto questo si aggiunga che I fratelli riconosciuti viene rappresentato alle spalle e di spalle rispetto al vero palcoscenico del Farnese in una sorta di teatro al contrario, sicuramente non in un quadrato senza un lato!
E’ alla luce di queste considerazioni che diventa reale la qualità del lavoro degli artisti sul palco, di uno spettacolo che ha abbandonato gli ormeggi e ha rinunciato alla presenza rassicurante di costumi e scenografie scegliendo di dedicare sforzi ed energia al solo ed esclusivo contenuto musicale, trepido e vivo, della partitura che Fabio Biondi sventola in segno di umiltà e gratitudine fra gli applausi del pubblico.
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