NELL'INFERNO DI GAZA CON MEDICI SENZA FRONTIERE. INTERVISTA AL REGISTA JOSHUA SINCLAIR

 di Laura Bonelli


Famoso in tutto il mondo per il suo romanzo best seller Shaka Zulu, Joshua Sinclair è attore, sceneggiatore e regista. Meno conosciuto come medico tropicalista è spesso attivo con Medici Senza Frontiere. Di recente è stato a Gaza come supporto nell'ospedale di Khan Yunis.


Foto - Sito Medici senza frontiere

Innanzi tutto tu eri a Rafah…

Ero a Rafah all’inizio di maggio di quest’anno. Ho deciso di fare qualcosa, c’era un aereo da Atene che andava da quelle parti, quindi sono partito con Medici Senza Frontiere. Al nord di Gaza hanno bombardato tutti gli ospedali, ne è rimasto solo uno a Khan Yunis  e lì fanno un po’ di tutto. Se quello viene bombardato non rimane più nulla.

Manca il cibo. 

Il problema è che quando si va a prendere il cibo ti sparano. Il cibo con quelle temperature è facilmente deperibile, deve essere trasportato ed è tutto molto difficile.

Le forze armate israeliane trattano i palestinesi come bestie, non avrei mai pensato che Israele, che ha vissuto l’abominio di Hitler, riversasse lo stesso odio sui palestinesi. Si possono usare tutte le scuse del mondo, incolpare Hamas, ma quando vedi che questi hanno fame bisogna dargli da mangiare. Ci sono bambini che hanno perso le gambe e non hanno più famiglia.  Anche se li salvi, dove vanno? 

Ci sono notizie che dicono che  Hamas sta usando la popolazione palestinese come scudo umano, incolpando gli Israeliani di quello che sta succedendo mentre in realtà dietro ci sarebbe l’Iran che vuole colpire Israele. Cosa ne pensi?

Mio nonno è morto ad Auschwitz, non era ebreo, era mezzo ebreo. Ho tutte le ragioni del mondo per essere dalla parte di Israele, ho anche molti amici là. E’ anche possibile che Hamas arrivi ad uccidere la propria gente, non sarebbe la prima volta. Quello da considerare però è che l’Europa odia gli ebrei. Perché dico questo? Se Israele cade, gli ebrei dove vanno? Tornano in Europa? Nessuno lo dice ma hanno paura di questo.
Il sionismo non c’entra niente con l’ebraismo. Ho parlato con molti rabbini e sono contrari con quello che sta facendo Netanyahu.
Ho visto con i miei occhi militari israeliani con le armi spianate vantarsi di quanti palestinesi avevano ucciso…
Quando sei in ospedale e vedi gli occhi di questi ragazzi palestinesi capisci che vorranno solo una cosa: distruggere Israele. Se non trovano carità o compassione quello che rimarrà è solo odio.
Il vero israeliano non vuole questo, vuole vivere in pace, sarebbe disposto anche a vivere in un paese palestinese se ci fosse la pace.

Cosa facevi in ospedale?

Come ti dicevo a Khan Yunis   è rimasto un solo ospedale dove però al momento ci sono attive tutte le specialistiche, chirurgia, gastroenterologia etc. Mi occupavo soprattutto del triage, quando arrivava la gente cercavo di capire cosa si doveva fare. I medici sono pochi, molti sono morti o feriti. Si mangiava una volta al giorno, a volte ogni due giorni. E bisognava agire in fretta: parlare con le persone, capire se si poteva salvare una gamba a un bambino, fare diagnosi. A livello psicologico c’era uno psichiatra che veniva dalla Siria e aiutava un po’. Poi tieni conto che c’era la difficoltà della lingua, parlano solo arabo. Molti traduttori sono stati uccisi. 

Cosa ti ha colpito maggiormente?

C’era una ragazzina entrata in ospedale in coma, aveva perso un braccio. E’ uscita dal coma e noi dovevamo dirle che era l’unica sopravvissuta, non aveva più parenti né casa. 
Le grida di dolore erano devastanti, ti entravano nel cuore. C’era un uomo che continuava a cercare di suicidarsi. C’era una scalinata al secondo piano e lui continuava a buttarsi giù. Continuava a dire che gli avevano tolto tutto, che non aveva più niente.
Se Trump e  Netanyahu in mezzo a tutto questo pensano di fare una riviera, il mondo dovrebbe insorgere…

Tu dove vivevi lì? C’erano delle tende, delle case..?

Non c’erano alberghi ovviamente, c’erano delle tende ma distavano un po’ dall’ospedale e c’era di rischio che ti sparassero addosso, per cui stavamo dentro all’ospedale e dormivamo in cantina. 
In giro c’è tantissima gente che piange i loro morti e anche in quel caso bisogna stare attenti perché vedono che sei bianco, non sanno cosa vuoi da loro e si scagliano contro di te. Non sapendo la lingua anche aiutare fuori dall’ospedale può essere pericoloso.
Dalla disperazione molti sono diventati attori, ti propongono per soldi di  darti un alloggio anche se in realtà la casa è stata distrutta.

Non riescono a scappare di lì?

No, purtroppo è una gabbia. Chi tenta di scappare anche verso l’Egitto, gli sparano e non li fanno passare.
Gli Israeliani dicono che bisogna uccidere i bambini in modo che da grandi non diventino terroristi di Hamas. E con tutto l’odio che stanno ricevendo purtroppo questo è plausibile. La pace va trovata solo con l’amore, con le armi non si trova la pace.


Joshua Sinclair

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