Assunzione della Vergine del Correggio. Descrizione iconografica

 

di Ornella Altavilla




Siamo a Parma, nel 1524. Non è ancora esploso il fenomeno della stampa musicale.Nella cittadina emiliana non si è ancora insediato il terribile Pier Luigi Farnese e non si è ancora instaurato il Concilio di Trento che avrebbe condizionato la musica liturgica nel segno del primato della intellegibilità della parola divina a scapito di una musica (vocale o strumentale) pensata per il godimento dell’animo umano.

Alla soglia di questi epocali eventi storici, che avrebbero segnato irrevocabilmente la cultura di un’intera società, Correggio riceve una commissione dalla fabbriceria del Duomo per la cupola della Cattedrale e, in questa fase storico-politica, può realizzare in una maniera, fino ad allora innovativa, la rappresentazione di un tema iconografico di consolidata tradizione: l’Assunzione della Vergine.


Per secoli tale tema iconografico è stato rappresentato rispettando una struttura tripartita di livelli sovrapposti: il sepolcro in basso, la Vergine con gli angeli musicanti al centro e Dio Padre in alto. Correggio onora e rispetta lo schema strutturale ma con una creatività senza precedenti.

Alzando gli occhi al cielo scopriamo un vortice di corpi, nuvole e luce che, intrecciandosi in una spirale in movimento, fluttuano verso l’alto.

Una folla di figure umane in una confusione di abiti che svolazzano, ali che si incastrano fra loro, vengono risucchiate da una luce forte e abbagliante in cui galleggia ancora sospinto, e allo stesso tempo, sostenuto dal vento, una figura solitaria, il Cristo.

In questa confusione, con la chioma e le vesti scompigliate dal vento, la Vergine è sospinta dagli angeli che partecipano all’evento con strumenti musicali.

Nella rappresentazione del Correggio trovare gli strumenti non è operazione facile.Tutto si muove velocemente, il movimento stesso genera suono, sembra di sentire il chiacchiericcio degli angeli, lo stupore e le voci della folla.

Ma in questo tripudio, mescolati alle gambe di chissà chi, schiacciati da nuvole pesanti e coperti da corpi intrecciati, riusciamo a riconoscere parti di una tavola armonica, archetti che sfregano corde e strumenti tipici della tradizione rinascimentale.

Musicalmente siamo all’alba di un periodo d’oro per la musica, non solo a Parma, ma in tutta Italia.

La musica che Correggio sceglie per accompagnare la bellissima Vergine verso, sarebbe proprio il caso di dire, il cielo di Parma, considerato l’effetto di “sfondamento” della cupola realizzata dall’artista, è suonata da tre flauti, una lira da braccio di cui, nonostante sia possibile individuare solo la parte del ponticello, se ne individua esattamente il numero delle corde, un tamburello basco, una coppia di cimbali, un piccolo frammento di uno strumento che potrebbe essere un liuto (ma è molto piccolo per essere tale) e un altro strumento ad arco, probabilmente una viola da gamba suonato in una posizione non comodissima.

Gli angeli musicanti sono tutti ritratti nell’ atto di suonare, la musica è totale, nessuno sta a guardare. Ma la loro disposizione non permette di cogliere una sistemazione corrispondente a quella di un organico ordinato. Non stanno eseguendo musica scritta, non troviamo da nessuna parte fogli con la notazione. Ma una cosa è certa, sono principalmente due gli strumenti che Correggio rappresenta nella loro integrità, ben visibili e assolutamente non confondibili:una coppia di cimbali e un tamburello.

Nel Cinquecento esecuzioni solo strumentali erano prassi consolidata e affidata a cordofoni, come il liuto o la viola, pizzicati o sfregati con l’arco. L’esecuzione assumeva spesso dimensione polifonica intavolando brani scritti e destinati a più voci. Altrettanto frequenti, perché rispondenti ad una prassi diffusa, erano le esecuzioni di improvvisazioni strumentali che spiegherebbero, qualora fosse necessario doverlo spiegare, l’assenza di musica scritta. La presenza dei cimbali e del tamburello coinvolgerebbe un altro elemento particolarmente vissuto dalla musica profana del Cinquecento, e cioè la danza, un passatempo praticato nella dimensione privata e nelle feste.

Quello che suscita particolare interesse è, a questo punto, proprio il carattere profano della musica che risuona nell’Assunzione della Vergine di Correggio.

Come spiegare il contrasto che si viene inevitabilmente a creare con la indiscutibile sacralità del tema e del contesto in cui viene impiegato?

Non possiamo pensare che l’artista si sia confuso o abbia scelto a caso quali strumenti impiegare. E neanche possiamo immaginare che si sia trattato di un gesto “sovversivo” nei confronti di una committenza così importante.




In realtà, come già accaduto per altri temi iconografici, la scelta di una musica profana come addobbo sonoro dal viaggio che la Vergine compie verso il Cristo è da pensare come un invito a partecipare alla stessa danza rivolto anche al comune fedele che ai piedi della cupola, guardando verso l’alto, riconosce e si riconosce in questa musica celeste.

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