L' ARSENALE ENSEMBLE A TRAIETTORIE



di Ornella Altavilla

Mercoledi 19 ottobre, per la prima volta, il festival Traiettorie ospita L’Arsenale Ensemble, formazione attiva dal 2005, fondata da Filippo Perocco, compositore, direttore e direttore artistico. Il palco è quello della Casa della Musica, un palco senza sipario che ospita, in silenzio, il pianoforte di Roberto Durante, la postazione della soprano Livia Rado, il sax di Ilario Morciano, la chitarra elettrica di Carlo Siega e la
fisarmonica di Igor Zobin. Organico inusuale anche per il festival Traiettorie.





Il libretto di sala, dettagliato e stimolante, svela già, nelle parole di Giuseppe Martini, le caratteristiche della musica dell’arsenale: una musica che si nutre non solo della creatività di nuovi compositori ma anche del confronto con il mondo contemporaneo pop, cui da sempre, ha preso in prestito e fatto proprio l’uso della chitarra elettrica. Una musica non solo contemporanea, una musica nuova.

Il programma del concerto è quasi totalmente italiano e recentissimo, solo due i nomi dei compositori stranieri: Juan Arroyo e la monumentale Gubaidulina. Fra i brani proposti, tre titoli appositamente commissionati dall’Ensemble (Rizoma I di Stefano Pierini, Assetata ancora di Giuliano Bracci e “di questo” di Silvia Borzelli). Fra il pubblico, anche Marco Quagliarini compositore di Pater Noster. Un insieme di circostanze che chiariscono immediatamente il perché del nome Arsenale: un vero e proprio luogo mentale, oltre che fisico, di ricerca e costruzione. Un laboratorio ideale in cui sperimentare le possibilità degli strumenti e inventare nuove tecniche di utilizzo.

La scelta stilistica dell’Ensemble è dichiarata tutta nella meticolosa ricerca del timbro.

Mai fine a sé stesso.

Già dal primo brano, Rizoma I, si assiste alla polverizzazione del gesto melodico. Il silenzio si struttura in densità e il suono diventa il risultato di una fusione e confusione di timbri da cui non è sempre facile, oltre che non necessario, discernere le componenti.

Con il materiale sonoro si fonde anche il testo cantato, che nella composizione di Arrojo diventa un vero e proprio Sussurro. Assieme alle possibilità timbriche degli strumenti, sezionate e organizzate fra loro, anche i testi sono fusi con il tutto, con i respiri, le distorsioni e gli espiri della fisarmonica.

Lo spessore di un programma come quello proposto dall’ensemble di Perocco, frutto di una ricerca evidentemente devota e appassionata, rende il lavoro dell’Arsenale una vera e propria opera d’arte, non solo da un punto di vista esecutivo, impeccabile e senza sbavature ma oggettivamente un’opera d’arte. Una fotografia di un pensiero musicale contemporaneo che è possibile vivere pienamente nei dettagli solo attraverso l’ascolto dal vivo.

Commenti

Post più popolari