di Laura Bonelli


Mario Dal Bello è storico e critico d’arte, insegna storia dell’arte alla Pontificia Università Lateranense e all’Università E- campus di Milano. È autore di 50 saggi, tra cui monografie su Michelangelo, Caravaggio, Tiziano, Tintoretto, Bellini, El Greco, Antonello da Messina, Guido Reni, Beato Angelico. 

Il suo libro Lorenzo Lotto, un genio in fuga edito da Graphofeel è un nuovo ritratto del grande pittore rinascimentale incompreso mentre era in vita e solo in anni più recenti rivalutato. Attraverso le lettere di Lorenzo Lotto e altre fonti dell’epoca, Dal Bello scrive un romanzo biografico che restituisce il carattere melanconico di un artista sempre più isolato all’ombra del successo del suo antagonista Tiziano. La storia si snoda tra Venezia, Treviso, Bergamo, Ancona e Loreto, città dove finirà i suoi giorni come oblato della Santa Casa.





Com'è nata l'idea del libro?

 L’idea di questo nuovo libro sul Lotto nasce alcuni anni fa quando, dopo il primo saggio su di lui nel 2011 (LEV), rivisitando i suoi luoghi – da Venezia alle Marche al Bergamasco-,  mi sono reso conto che avevo capito cose nuove.  Mi è venuto il desiderio, avendo già scritto diversi articoli su di lui e la sua arte,  che era necessario ripercorrere meglio la sua vicenda biografica. Ed è nato questo libro, grazie anche al  fortunato incontro con Laura Pacelli della Graphofeel che ha creduto nel progetto.

   

Qual è il tratto distintivo di Lorenzo Lotto come pittore?

Lotto è un artista del Rinascimento veneziano molto originale, ha una poetica assolutamente sua. Il tratto che lo contraddistingue, accanto alle molteplici influenze riscontrabili – dai nordici a Raffaello e Bramante,  da Leonardo ai lombardi ad Antonello, a Tiziano, solo per citarne alcune -, è quello di una emotività forte, una ipersensibilità che lo porta ad essere un grande ritrattista di acume psicologico raro, ad essere un autore dal profondo senso religioso nelle opere di soggetto sacro con un pathos acceso insieme ad un realismo molto accentuato: caratteri che saranno accolti da vari artisti lombardi, fra i quali Caravaggio.


Durante le ricerche sulle fonti che idea si è fatto di Lotto come uomo?

 Lotto rimane un uomo inquieto ed irrequieto, dalla sensibilità acuta che lo porta a vivere da solo, a cambiare spesso città e casa, però bisognoso di affetto e di amicizia. E’ un uomo buono, virtuoso, generoso che è stato incompreso a Venezia, ha subito lo scacco del fallimento in Vaticano dove lui ed altri pittori sono stati sostituiti da Raffaello, che Tiziano di fatto ha emarginato costringendolo a lavorare in provincia. La sua genialità e il suo stile per nulla trionfalistico a Venezia non poteva avere successo. La sua vita è stata raminga, difficile, ha conosciuto  la malattia, la solitudine, anche  la difficoltà economica. L’ansia religiosa nella vecchiaia lo ha portato a vivere come oblato a Loreto, dove ha creato gli ultimi capolavori.


Lotto ha avuto una carriera artistica costellata da alti e bassi ed è stato rivalutato molto dopo la sua morte...

La rivalutazione di Lotto parte dal Novecento attraverso studiosi come Berenson, Pallucchini, Zampetti e oggi Dal Pozzolo, e molti altri, insieme a numerose rassegne. La sua carriera è stata altalenante: inizio folgorante che lo  porta in Vaticano, sconfitta nel gioco con Raffaello, poi il successo degli anni bergamaschi, l’incomprensione a Venezia, le opere marchigiane dai livelli qualitativi variegati fino alla modernissima Presentazione al tempio di Loreto. Lotto era troppo moderno, come un Rembrandt, per venire compreso.



Lorenzo Lotto, Presentazione al tempio - Museo Pinacoteca della Santa Casa, Loreto

Che cos'ha da trasmettere ai nostri giorni l'arte rinascimentale?

Lotto trasmette a noi il valore della indagine sull’animo umano, della attenzione ai sentimenti, anche i più intimi, nascosti e dolorosi, ma sempre espressi con una grande dignità e rispetto.

Così è il Rinascimento, la civiltà che indaga l’uomo, il suo valore, la sua dignità, la sua sete di immortalità e di bellezza. Per questo motivo ha come modelli la classicità e il cristianesimo che danno così tanto valore alla persona umana. A noi questa civiltà, di cui ancora viviamo, insegna la fiducia nella vita, la ricerca dell’armonia in tutto- uomini cose natura -, il desiderio della libertà e della felicità come cosa possibile, pur nella fatica e nel dolore.

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