LA MERAVIGLIA DI ENSEMBLE RECHERCE AL FESTIVAL TRAIETTORIE DI PARMA

di Ornella Altavilla





Il Festival Traiettorie ritorna, dopo la pausa estiva, con l’Ensemble Recherche, presente già in molte precedenti edizioni oltre che sui palchi dei più prestigiosi Festival d’Europa. 

La formazione dell’Ensemble (Sarah Heemann-flauto, Shizuyo Oka – clarinetto, Melise Mellinger -violino, Sofia Von Atzingen Drake Cardoso – viola, Asa Akerberg – violoncello e Klaus Steffes-Hollander- pianoforte) non suona mai tutta al completo ma i musicisti, come molecole che si addensano e si diradano attorno ad un’unica idea di ricerca musicale, si avvicendano fra i nomi giganteschi del programma della serata. 




Ad aprire la seconda parte del Festival è l’Hommage a R. Schumann di Gyorgy Kurtag, sei movimenti per clarinetto, viola e pianoforte che il compositore ungherese compone in un relativo lungo arco di tempo (dal 1975 al 1990) portando ad una dimensione di contemporaneità anche il romantico Marchenerzahlungen, eseguito immediatamente dopo, con lo stesso trio. 

Non è raro trovare accostati nomi di compositori contemporanei a nomi di compositori del lontano passato: la coppia Kurtag-Schumann si spiega in ragione dell’Hommage reso dal compositore ungherese a uno dei padri del romanticismo musicale, un omaggio come tanti che Kurtag ha composto per altri musicisti, una relazione con il passato di cui tutta la musica contemporanea si continua a nutrire e grazie alla quale riesce a vivere trovando proprio nel passato la chiave per la creazione di una musica del presente che porti con sé i semi di nuovi stimoli e di nuove combinazioni artistiche. Queste relazioni spesso sono ricche di riferimenti, celati a mo’ di rebus come nei titoli dei movimenti del brano di Kurtag e a volte intricati di rimandi. Sorprende il nome di Guillaume de Machaut contenuto nel titolo-didascalia del sesto movimento. Un omaggio nell’omaggio, una concatenazione di rinvii le cui ragioni la musica non svela subito ma mantiene racchiuse e vive per un ascolto paziente e curioso. Quello che resta, nel silenzio pastoso della Sala Gavazzeni, sono le suggestioni di Kurtag cucite assieme fra gorgoglii e echi di timbri che rimbalzano.




 La fisionomia dell’Ensemble si ricostruisce nel brano di Brigitta Muntendorf: il suono è realizzato letteralmente con il gesto, la mano del violoncello diventa ventaglio che si apre e si chiude e l’arco diventa un pennello mentre il clarinetto crea e combina gli armonici, il pianoforte getta i suoni alle sue spalle e il flauto tesse melodie che strappano il tessuto per poi ricucirlo in un fremente e tremante dinamismo collettivo. Il viaggio dell’Ensemble si arresta con la Kammersymphonie, frutto di un lavoro a più mani, il progetto dodecafonico di Schoenberg in primis, la trascrizione di Weber e l’interpretazione dell’Ensemble Recherce: il tipico lirismo struggente del compositore austriaco interrotto sempre in prossimità dell’apice del suo esprimersi da involuzioni angosciose, cupe e al limite del tragico; un flauto che si incunea portando echi di luci di universi non vicini.

 Un vero scandalo per il pubblico del 1906, un’opera d’arte ancora adesso.




Commenti

Post più popolari