POVERE CREATURE di Yorgos Lanthimos. LA RECENSIONE

 

di Accursio Soldano




Povere creature” è un film in bianco e nero che diventa a colori quando la protagonista, Bella Baxter inizia a scoprire i piaceri del sesso e i relativi “furiosi sobbalzi”. Già questo potrebbe bastare per far capire come una vita senza sesso sia decisamente incolore e come la pratica sessuale possa portare un soggetto a scoperte che non siano solo del proprio corpo. 

Persino fare la prostituta in un bordello parigino può avere i suoi vantaggi, intanto conosci i vari modi per “procurare felicità” e poi, molto più filosoficamente si può dissertare sul criterio di scelta del cliente (il famoso scrittore Guy de Maupassant, notoriamente assiduo frequentatore dei bordelli di Parigi sarebbe stato contento di dialogare con Bella Baxter) si può discutere del libero arbitrio della prostituta e su come un uomo cambia opinione su una donna sol perché questa è andata a letto con un altro, passando da “io ti amo” ad un molto meno romantico “troia”.

 Detto così sembra che stiamo parlando di un film porno in realtà, la nostra eroina usa il sesso, all'inizio per necessità (ha bisogno di soldi) poi come mezzo per la conoscenza (impara molto in fretta, dice il dottore). 

Ma da cosa deriva questa necessità di conoscenza? Dal fatto che Bella Baxter ha un corpo da adulta ma un cervello da bambina, impiantatogli da un chirurgo che ha la faccia sfigurata e piena di cicatrici perché a sua volta, fin da bambino, è stato la cavia di suo padre che lo ha usato per i suoi esperimenti. 

Mostro che genera mostri ma che, come ogni soggetto in grado di creare o di riportare in vita, si chiama Godwin (Willem Dafoe) e che Bella (Emma Stone) chiama God (Dio). E giusto per non farci mancare i riferimenti letterari, il nostro chirurgo ha lo stesso nome del filosofo e scrittore britannico William Godwin, padre di Mary Shelley autrice di “Frankenstein”. 

Credo che quando scrisse il libro (pubblicato nel 1992), lo scrittore inglese Alasdair Gray voleva rendere omaggio proprio alla Shelley e alle idee anarchiche di suo padre che teorizzava nell'uomo un mutamento graduale di liberazione dalla società, mentre il regista greco Yorgos Lanthimos opta per un mutamento graduale di conoscenza della società, dei suoi dogmi, dei suoi vincoli, dei suoi divieti, del suo perbenismo, ma dove alla fine, Bella Baxter, seduta in giardino a sorseggiare un bicchiere di vino, continua gli esperimenti di God. 

Un film da vedere!

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