IL PRIMO CASSETTO IN BASSO DI PAOLO DELMASTRO



di Laura Bonelli


Una serie di omicidi enigmatici in un'estate caldissima a Milano. Questo il soggetto dell'ultimo romanzo di Paolo Delmastro Il primo cassetto in basso (Bookabook). Su ogni cadavere viene ritrovato un foglio indicante la posizione di una partita a scacchi e  il romanzo stesso si snoda per tutta la città come fosse una scacchiera, dalle centralissime zone "in" ai quartieri periferici. Capitolo dopo capitolo, il lettore si trova di fronte alla prossima mossa: quelle di chi cerca di scoprire l'assassino e quelle del killer che è sempre un passo avanti.





Partiamo dal personaggio principale. Ce lo presenti?

Elio Fossati è un ex giocatore professionista di scacchi con un passato un po' burrascoso, dovuto alla sua "testa calda" da studente, e poi al suo rapporto con gli scacchi, che lo ha portato fino alla dipendenza, con conseguenze pesanti sulla sua vita. Ora, proprio mentre sembra che ne stia uscendo, si ritrova catapultato in vicende che lo costringono a fare i conti con i suoi fantasmi. Questo gli provoca parecchi problemi etici e grande preoccupazione: riuscirà a tornare ad avere a che fare con gli scacchi senza ricadere nella dipendenza? E' un po' un'anima in pena, ansioso, tormentato da alcuni ricordi che riemergono con violenza. Gli eventi lo travolgono ma talvolta l'aiuto arriva da dove non te lo aspetteresti...



Il romanzo è ambientato a Milano e la attraversa in lungo e in largo. Perché hai scelto di toccare tanti luoghi della città?

Una grande città era l'ambientazione ideale per una trama di questo tipo. Ci sono scrittori che inventano i loro luoghi, ma io ho una predilezione per quelli che invece usano le loro città per ambientare i loro romanzi. Penso ad esempio a C.R. Zafon e M.V. Montalban. La loro Barcellona è talmente viva e affascinante che ti viene voglia di andarci e ritrovare tutti i quartieri, i vicoli, i localini preferiti di Pepe Carvalho a cercare i piatti delle tradizioni catalane. Tutto questo arricchisce molto la narrazione. Siccome anche Milano è ricca di storia, di arte e di bellezza ho voluto immergervi i miei personaggi. Per chi conosce la città penso che sia bello immaginarsi le scene in luoghi familiari, chi non la conosce potrà farsi un'idea e magari gli verrà la voglia di visitarla.


Mi viene da pensare che gli scacchi siano i veri protagonisti del libro...

Beh, sì. Tutto ruota intorno al gioco più bello del mondo e ad una partita in particolare, che pur non essendo fra le partite più famose, ha una grande importanza storica. Gli scacchi sono affascinanti perché possono assumere molti significati allegorici. La lotta fra il bene e il male, la sfida fra uomini e la sfida fra intelletti. Talvolta diventano anche ossessione, come per Fossati. In questo romanzo gli scacchi diventano anche un linguaggio, un modo per comunicare, e solo chi conosce la lingua può conversare con l'assassino... Tuttavia, ho fatto in modo che non diventasse un romanzo per addetti ai lavori, anzi, ho ricevuto i feedback migliori da chi scacchista non è.



Paolo Delmastro


Hai scelto una struttura particolare di narrazione, perché l' assassino non si scopre alla fine, come spesso capita nei gialli, ma molto prima...

Sì, dirò la verità: è innegabile che la struttura del romanzo sia quella del thriller, ma quello che mi interessava quando l'ho scritto era sviscerare gli aspetti più intimi dei due protagonisti. Da un lato Fossati con la sua storia tormentata che improvvisamente gli si ripropone mettendolo alla prova proprio nel momento in cui sta tentando di rimettere insieme i cocci della sua vita. Dall'altra parte un assassino spinto da motivazioni ben precise. Non a caso ho scelto di avere due narratori, entrambi in prima persona, per avere i due punti di vista e un'introspezione più profonda, più intima. La trama investigativa quindi esiste e fa rientrare il romanzo nel genere thriller, ma ciò che mi premeva raccontare era la storia di questi due uomini.


Da dove ti è venuta l' idea del romanzo?


Tutto è iniziato la prima volta che ho letto la storia della partita di cui si parla nel romanzo. Mi è sembrata talmente carica di possibili significati simbolici che ho voluto costruirci un racconto intorno. Inizialmente era un racconto breve, che poi ho ripreso per farlo evolvere. E' stato un percorso lungo, iniziato andando a leggere o rileggere le opere di scrittori che parlano di scacchi. Ho riletto Maurensig (La variante di Luneburg) , poi Nabokov (La difesa di Luzin), Zweig (Novella sugli scacchi), Beckett (Murphy) per vedere come questi grandi trattano la personalità dello scacchista. Ho letto un saggio su uno dei temi principali che non menziono per non fare spoiler, poi ho iniziato a lavorare alla trama, a pensare allo stile narrativo. L'idea della doppia narrazione in prima persona mi è piaciuta da subito, nonostante alcune difficoltà. Per esempio: avendo due voci diverse in prima persona, le due voci devono essere ben distinguibili, perché il dubbio che si tratti di un unico narratore deve durare al massimo per un paio di capitoli. Insomma, è stato un lungo viaggio, molto divertente, molto complicato, ma ora i feedback di molti lettori mi sta ripagando di tutta la fatica

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