MALINCONIA - UN RACCONTO DI NATALE
di Nene Ferrandi
Antonio Laglia, Panettone (1990)
Assaporavo quella malinconia avvolgente e calda che si sfoglia con la lentezza di una memoria dolce e tenera da ricordare. Qualcuno, un anziano chitarrista squattrinato, ricco di musica e di sogni, anni fa, mi aveva spedito un’emozione, ma non so dire il perché. Il caso, oggi, mi ha fatto incontrare la sua anima che non è più con noi.
Un quadro di miseria e dignità, con la verità di una periferia squadernata con l’affetto della memoria
Cà vecc, cà de periferia,
cà de ringhera,
cà ormai svojaa, mur diroccaa
che rintrònen anmò
de vos de fioeu
content de giogattà.
Là era nato e cresciuto il ragazzo Alex di settant’anni, con il pudore di una povertà irrisolta, un mondo di sogni da coltivare con la musica. Indossava la sua chitarra anche per un caffè, si illuminava con i Beatles, accarezzava i suoni con il trasporto della purezza. Suonare era la sua vita, non importava dove; nei bar, accanto a un muro tra la folla incuriosita, nei centri per anziani, nei complessi musicali che animano le fiere. Solitario, riservato, nel silenzio ovattato che l’accompagnava e sigillava la sua anima.
Cà bandonaa,
scal strett e scur,
odor de minestron,
on altarin, cont on ciarin pizz
per devozion.
Ancora là abitava, si direbbe un emarginato tra i rifiuti, quando con le mani sporche cercava nei sacchi della spazzatura, al mercato, gli scarti della frutta e della verdura, con circospezione e l’occhio attento, quasi fosse un’abitudine comune, un gesto abituale. Così scoprii la sua umanità e ruppi la corazza della sua anima. Così con meraviglia ascoltai il suo percorso di vita avventuroso e fallimentare. Il conservatorio con una borsa di studio del Comune, scarpe usate in ogni stagione, occhi lampeggianti di sogni, la melodia nel vivere, il suono come seconda pelle. Da allora sta trionfante un vaso di gerani rossi nel minuscolo balconcino, soprattutto a memoria di una madre insaziabile di lavoro e di sacrificio, ma la sua “estate” gloriosa era stata il Brasile, quando curava gli arrangiamenti per una piccola casa discografica poi fallita, senza un perché, diceva. Il suo Brasile aveva il fascino del Paradiso, i colori di un arcobaleno perenne, l’amore di una compagna bellissima. Il quotidiano lo riportò a Milano, in quella casa di
Miseria e dignità,
rosari de storì e de memòri
ch'el scappa via
in di mè penser
el me lassa el coeur
pien de malinconia.(Rosy Cornalba Bestetti)
Una malinconia rassegnata che basta a se stessa, cerca solo occasioni di sopravvivenza, senza sorrisi, nella contemplazione dei suoi libri accatastati sul pavimento, nello straccio per spolverare le cinque chitarre in un angolo, nel pane raccattato anche quel giorno per mangiare.
Il Brasile rumoreggiava di rimpianti nelle moltissime foto appese ovunque e là, sarebbe tornato, diceva.
Era Natale: dettagli di luce dai lampioni, strade impastate di nebbia, freddo piovoso sul viso e lui, un uomo inconsapevolmente barcollante per quella tragica malattia ancora silenziosa, la chitarra protetta da un cappotto informe, camminava sfiorando i muri dele case rugose di incuria.
“Ho vinto 500 euro all’Enalotto” gridai felice “Vieni andiamo all’Esselunga e facciamo festa”. Non era vero, ma volevo avesse l’illusione di comprare il cibo che desiderava, senza preoccupazioni, tanto pagava l’Enalotto… perché non avrebbe accettato la carità da me per un vino pregiato, il Panettone, la casseoula, il castagnaccio. Il branzino che gli piaceva tanto e ancora…poteva scegliere.
Rideva, aperto per un’avventura insperata, leggeva nell’anima i suoi Natali infantili, senza ingordigia ma con entusiasmo accantonava anche torrone, datteri, così morbidi e dolci…un vasetto di maionese… e sì, anche il Pandoro dei ricchi, diceva e le cozze…da quanti anni gli erano proibite…
Poi, un sussulto nel vedere un vaso di pesche sciroppate decorato, il sogno infantile che inumidisce gli occhi “Era il dolce delle feste, per mia madre. Squisito e tenero come le sue carezze. Era un premio, la rarità originale, si acquistava per celebrare Natale e Capodanno. Ora non si può capire…”
Memoria, povertà, dignità. E la malinconia che quelle case ancora respirano in silenzio, dove il tempo attraversa le stagioni e i cuori rimangono immutati.
Con malinconia,
grazie Alex
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