PERCHE' NON MI INNAMORO? IL DOLORE E' UN TALENTO. INTERVISTA ALLA SCRITTRICE VIOLA CONTI
di Laura Bonelli
Terzo capitolo del progetto Il dolore è un talento dopo Perché amo solo chi fugge? (2023) e Perché sfuggo all'amore? (2024), nel romanzo Perché non mi innamoro? (Giovane Holden Edizioni) l'autrice Viola Conti prosegue la sua ricerca sulle dipendenze affettive.
Un testo breve ed intenso che vede come attori Stella, manager di successo, madre di una figlia avuta in gioventù e Michele, uomo passionale che irrompe nella sua vita, rivoluzionando gli equilibri. La storia farà riaffiorare le fragilità e gli aspetti irrisolti della donna che la porteranno a scegliere di allontanarsi, rinunciando all'amore.
A completamento dell'opera un saggio della mental coach Sonia Veggiotti che analizza i comportamenti della protagonista in chiave psicologica.
Parto con una domanda provocatoria: la protagonista del tuo libro è una donna che ha trovato una sua stabilità restando sola. Cosa c'è di male in questo?
Stella, la protagonista del romanzo, è una dipendente affettiva che fa fatica a lasciarsi andare nelle relazioni per paura di soffrire e, quindi, di non riuscire a controllare i suoi sentimenti. La sua scelta di rinunciare all'amore per Michele è di fatto una rinuncia, una non scelta, apparentemente rivolta alla realizzazione di sé. Non sempre, chi si mette al centro ama anche sé stesso. Nel caso di Stella, lei non conosce realmente i suoi bisogni, ma è succube delle aspettative altrui e prigioniera del suo ruolo nella società e in famiglia. La sua libertà è solo apparenza
Michele, il "soggetto del desiderio" spinge verso un amore totalizzante ma allo stesso tempo filosofico...
Michele rappresenta una fuga dalla razionalità, un salto nel buio. È un uomo che la costringe a guardarsi dentro e che tira fuori il suo lato di donna istintiva e disinibita. Lei, inizialmente accetta il rischio, ma poi la paura è troppo grande per costruire una relazione basata sulla fiducia e responsabilità. Michele è un uomo risolto ed innamorato che le chiede di "viverlo" anche nel quotidiano, non solo con incontri fugaci e chat notturne. Lui rappresenta il desiderio e il rischio è la sua sfida è conquistarla, col corpo e con la mente. Michele vuole altro da sé, è speculare a Stella e, nell'incontro tra Amore e Psiche, non ci sono vincitori.
Le emozioni descritte nel romanzo sono forti e spesso dolorose se non sono supportate da un sentimento d'amore sano, maturo, come nella storia tra Stella e Michele. Michele vede Stella come un astro luminoso, ma troppo lontano, tanto da rimanere una chimera. Stella vede Michele come un fuoco che brucia e che è meglio tenere distante perché è pericoloso. L'amore scalda senza bruciare e illumina, non solo di notte. È chiaro che i due protagonisti abbiano difficoltà a conoscersi e ad amarsi nel profondo, perché confondono la passione con l'amore e frappongono tra di loro l'ego come unica voce dominante e consolatoria, pretendendo una risposta dall'altro e non da sé stessi.
Hai affrontato un tema complesso in questo testo. Stella afferma che "l'amore è un viaggio nei nostri abissi attraverso l'altro", quanto è vera e quanto è falsa questa visione secondo te?
Scegliere consapevolmente di stare in una relazione significa innanzitutto spogliarci di tanti pregiudizi, anche su noi stessi e abitudini che rappresentano l'ostacolo più grande al vivere l'amore che, come cito nella frase in copertina, è un viaggio negli abissi più profondi di noi. E in questo viaggio alla scoperta di noi attraverso l'altro, dobbiamo essere ben equipaggiati, non dobbiamo pensare di mandare avanti l'altro e lasciare che sia lui a prendere le decisioni al nostro posto. Siamo noi che dobbiamo agire, comprendere, scegliere cosa è meglio per noi. L'altro è accanto a noi che ci sostiene, affinché possiamo fare il nostro cammino, stessa cosa che noi dovremmo fare con lui. Questo per me è il senso dell'amore, che non è fusione ma insieme, due individui che sono allo stesso tempo un plus, un qualcosa di unico fatto di momenti condivisi, emozioni, sentimenti che fanno dell'esperienza amorosa il viaggio più bello dentro e fuori di sé.
Michele afferma che l'amore è "uno per uno, tendente all'infinito". Quanto è vera e quanto è falsa questa visione?
La visione dell'amore di Michele, che spiega con l'equazione di Dirac, è sia vera che falsa. Dipende da quanto siamo disposti a farci coinvolgere e ad investire nel rapporto con l'altro; a quanto siamo infinitamente curiosi e desiderosi di uscire dalla nostra comfort zone per conoscere un altro mondo, attraverso l'incontro con l'altro. Per fare questo, servono forte motivazione, grande capacità di ascolto e fiducia nell'altro. In un mondo sempre più teso all'individualismo e ai bisogni materiali, l'amore si riduce solo a rappresentazione di sé, restando ai margini delle esperienze di vita, considerato oggi da molti, più un ostacolo, che uno strumento prezioso per la crescita personale. Penso che solo con gli occhi dell'amore si può scorgere il bello della vita, privarsene, significa vivere una vita meno piena ed appagante. È tutta una questione di scelte, che dipendono esclusivamente da noi. Siamo pronti o no per innamorarci?
Commenti
Posta un commento