PICCOLE SOFFERENZE DI MAURO DE MARIA. intervista all' autore
di Laura Bonelli
Mauro De Maria è un poeta che fa della parola uno strumento pensato, assai pensato.
Chi lo legge è portato a comprendere la profondità delle immagini che trasmette e lo fa volentieri. Piccole sofferenze (MC Edizioni) è composto da versi brevissimi, che possiedono grande potenza evocativa. Poesie in cui l'oggetto del desiderio, la donna amata è anche fonte di tormento.
Giunse infine la nuvola.
La guardavi; fra le dita
torturavi la tua blusa
senza trovare l'asola.
Dentro di me
piovve a dirotto.
Questi tuoi versi sono stati scritti in età giovanile. Perché hai deciso di pubblicarli solo ora?
In realtà avevo preparato il libro da tempo, non all’epoca della stesura dei testi, ma dopo aver ultimato la mia prima pubblicazione (“Trame e orditi” Book editore 2013). In quel periodo stavo approfondendo la lettura di Giudici e mi sono imbattuto nel suo “Salutz”, un libro che mi ha da subito conquistato trattando dell’amor cortese e riattualizzando il tema trobadorico con un uso sapientissimo del linguaggio e, da maestro qual è, dell’equilibrio fra suono e senso; ne è nata una pulsione irresistibile che mi ha portato ad addentrarmi nel tema e così in pochi mesi ho scritto “Beatritz” che è divenuta la mia seconda opera (Book editore 2017).
L’amore cortese è un fil rouge nelle tue poesie. Che cosa ti affascina di questa visione?
Partendo da ciò che ho appena espresso è proprio l’aspetto che potrei definire sospeso e tenace del sentimento amoroso, la sua refrattarietà a subordinarsi alle logiche della canonica unione di coppia. Già ai tempi dei trovatori credo che in parte quest’aspetto fosse il frutto d’una scelta stilistica esitando la narrazione della donna irraggiungibile, identificata nei vari ambiti europei con termini concettualmente sovrapponibili (Minne, Midons, Madonna) che da subito marcavano quel solco insuperabile da parte del cantore: la divinizzazione della donna e la sua conseguente e necessaria intangibilità. Se trasponiamo tali elementi nella nostra vita quotidiana sappiamo quanto è emozionalmente pregnante la consapevolezza di occasioni perdute, stalli irrisolti, memorie disperse; sempre esperienze di ricerca e rincorsa irrealizzate e che dunque possono rimanere intatte nell’occhio di chi guarda ed infrangibili nel tempo.
Le piccole sofferenze d’amore sono dettagli. Che valore hanno rispetto alla visione d’insieme?
In poesia il dettaglio può contenere biblioteche; la visione d’insieme può essere il risultato della combinazione o meglio di diversi modi di combinarsi dei dettagli, ma anche essere compiutamente espressa da un unico dettaglio, da un’unica ed essenziale unione di parole. Può accadere sulla carta per i versi ciò che avviene in natura nelle ere geologiche: stratificazioni plurime di concetti e di idee che si possono percepire immediatamente o rivelarsi in letture e approfondimenti successivi.
Il libro è composto da versi brevissimi: sono immagini dell’anima?
Se per immagini dell’anima s’intende qualcosa che esula dall’immediata percezione dei sensi in funzione di tangibilità e concretezza forse la brevità dei versi va in questa direzione; mi sovviene la favola wildiana “il pescatore e la sua anima” dove si dice che ciò che noi proiettiamo non è l’ombra del
corpo, ma il corpo dell’anima. Allora si potrebbe dire che la poesia, in quanto materialmente posta sulla carta, è il corpo dell’anima.
In realtà avevo preparato il libro da tempo, non all’epoca della stesura dei testi, ma dopo aver ultimato la mia prima pubblicazione (“Trame e orditi” Book editore 2013). In quel periodo stavo approfondendo la lettura di Giudici e mi sono imbattuto nel suo “Salutz”, un libro che mi ha da subito conquistato trattando dell’amor cortese e riattualizzando il tema trobadorico con un uso sapientissimo del linguaggio e, da maestro qual è, dell’equilibrio fra suono e senso; ne è nata una pulsione irresistibile che mi ha portato ad addentrarmi nel tema e così in pochi mesi ho scritto “Beatritz” che è divenuta la mia seconda opera (Book editore 2017).
L’amore cortese è un fil rouge nelle tue poesie. Che cosa ti affascina di questa visione?
Partendo da ciò che ho appena espresso è proprio l’aspetto che potrei definire sospeso e tenace del sentimento amoroso, la sua refrattarietà a subordinarsi alle logiche della canonica unione di coppia. Già ai tempi dei trovatori credo che in parte quest’aspetto fosse il frutto d’una scelta stilistica esitando la narrazione della donna irraggiungibile, identificata nei vari ambiti europei con termini concettualmente sovrapponibili (Minne, Midons, Madonna) che da subito marcavano quel solco insuperabile da parte del cantore: la divinizzazione della donna e la sua conseguente e necessaria intangibilità. Se trasponiamo tali elementi nella nostra vita quotidiana sappiamo quanto è emozionalmente pregnante la consapevolezza di occasioni perdute, stalli irrisolti, memorie disperse; sempre esperienze di ricerca e rincorsa irrealizzate e che dunque possono rimanere intatte nell’occhio di chi guarda ed infrangibili nel tempo.
Le piccole sofferenze d’amore sono dettagli. Che valore hanno rispetto alla visione d’insieme?
In poesia il dettaglio può contenere biblioteche; la visione d’insieme può essere il risultato della combinazione o meglio di diversi modi di combinarsi dei dettagli, ma anche essere compiutamente espressa da un unico dettaglio, da un’unica ed essenziale unione di parole. Può accadere sulla carta per i versi ciò che avviene in natura nelle ere geologiche: stratificazioni plurime di concetti e di idee che si possono percepire immediatamente o rivelarsi in letture e approfondimenti successivi.
Il libro è composto da versi brevissimi: sono immagini dell’anima?
Se per immagini dell’anima s’intende qualcosa che esula dall’immediata percezione dei sensi in funzione di tangibilità e concretezza forse la brevità dei versi va in questa direzione; mi sovviene la favola wildiana “il pescatore e la sua anima” dove si dice che ciò che noi proiettiamo non è l’ombra del
corpo, ma il corpo dell’anima. Allora si potrebbe dire che la poesia, in quanto materialmente posta sulla carta, è il corpo dell’anima.
Questa nuova distanza non è altro
che un pezzo di carta geografica,
ma il tuo cuore ha un fruscio
come di pagina girata
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