Un tripudio di Barocco per la serata conclusiva del Farnese Festival

di Ornella Altavilla 

Foto di Alberto Cataldi 



Domenica 8 Giugno si conclude il Farnese Festival con un doppio appuntamento: un concerto a 5 per archi e basso continuo e uno tripudio di barocco che il libretto di sala intitola I Titani.

Il primo appuntamento è un concerto pomeridiano all’interno della Sala Musica dei Voltoni del Guazzatoio: un luogo ricco di storia e dall’acustica felice in cui viene ricreata la dimensione cameristica del Festival, impegnato a riproporre una parte di storia della musica che, oltre ad annoverare al suo interno musica sacra e di corte, genere operistico e strumentale, affronta, affianco all’imponente genere del concerto, anche il repertorio da camera.



La scelta del Festival è una selezione di pagine musicali degli autori che hanno lasciato un segno nella storia della musica barocca in un raggio d’azione che, partendo da Parma, passando per Venezia e, arrivando in Germania, disegna un arco creativo di dimensioni europee.

Il programma di sala è un ampio sguardo alla prassi strumentale a cavallo fra 600 e 700 che trova nella struttura cameristica a 5 il suo più stimolante campo di sperimentazione. È, infatti, in questo genere che prende vita la proposta del Festival come un fitto intreccio di stili e sonorità in cui si incontrano le opere di Albinoni e Telemann accanto alla proposta, tutta parmigiana, di Don Artemio Motta, sacerdote del ducato dallo stile personale caratterizzato, fra gli altri, da sorprendenti contrasti ritmici.

La formazione alle prese con così grandi capolavori è un omaggio al rapporto allievo-maestro in cui, accanto ai Maestri Ciccolini, Baroni e Montero, partecipano gli allievi e gli ex allievi del Conservatorio di Parma: Domenico Scicchitano, Francesca Camagni, Stefano Lagatta, Giulia Gillio Giannetta, Matteo Zanetti e Luca Trenti. Il risultato è un fitto e sofisticato contrappunto costruito in maniera impeccabile quanto a pulizia di suono, coesione dinamica, impeccabilità ritmica, musicalità e precisione del basso continuo: la testimonianza di quanto possa essere produttivo lo scambio di genio ed esperienze.




Il secondo appuntamento della giornata, l’atteso evento conclusivo del Festival, incontra un pubblico numerosissimo nell’arena del Farnese, rapito per un’ora abbondante in un viaggio attraverso le opere dei grandi classici del Barocco, i Titani appunto: Haendel, Corelli, Bach e Vivaldi con cui l’orchestra di Fabio Biondi si cimenta con abilità e talento straordinari, frutto di uno studio e una dedizione costruita e coltivata negli anni.

Molti gli istanti di grande emozione per il pubblico esploso in una incontenibile ovazione dopo la perfetta e spericolata cadenza al cembalo del Brandeburghese n. 5, momento di sfrenato virtuosismo e banco di prova per ogni cembalista che Paola Poncet ha brillantemente superato.

Nel catalogo di Europa Galante occupa una posizione di riguardo Antonio Vivaldi, protagonista non solo del concerto in La minore RV 522 ma anche del bis: il terzo movimento del Concerto in Sol minore RV 152 è uno sfoggio di contrappunto in forma di fuga, un arrivederci carico di aspettative per la prossima edizione con cui il Festival saluta il pubblico entusiasta del Farnese.

 


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