LA SFIDA mM
di Bruno Pompili
https://www.wall-art.it/Stampe-per-pareti/Poster/Poster-Lettera-M.htmlDa sempre maldestro gli era stata pronosticata evoluzione positiva, quanto tardiva.
Il tempo l’occasione la circostanza la modalità l’impulso restavano nascosti.
A lui, perché gli altri non ne sapevano più nulla. Avevano dimenticato.
L’attesa non è troppo lunga quando è certa.
Nel frattempo ha cominciato a costruire intervalli fra speranza e certezza: li riempiva di dubbi, e spesso ne rideva.
La fortuna era che la mMemoria era spesso disattivata ma, quando tornava, la notte era infinita, un mMacigno.
I giorni si sono poi fatti più brevi, così i ritardi possibili e previsti sono attese leggiere.
Restava da valutare la progressività, l’annullamento dei tempi morti, e qualche scintilla inattesa: una vera luce.
Quando fece un sogno nuovo si svegliò lentamente da un torpore e da quel giorno cominciò a esercitarsi perché il desiderio confermato era che avrebbe fatto il prestidigitatore.
Ne parlò con una LEI, che scoppiò a ridere senza riuscire a contenersi. E non la vide più.
Ne parlò con un LUI che rimase perplesso; conteneva il riso.
Ne parlò con se stesso per tre giorni, e con un mezzo sorriso confermò che avrebbe iniziato l’addestramento.
Cominciò con la corsa in salita sulle contorte scalette di un monastero e al ritorno andava da una vecchia contadina che ancora usava il telaio: imparò trama ordito navetta. Rapidità e forza. I polsi e le caviglie presero olio dentro e agilità.
Ascoltò musica per mesi finché le dita si mossero come quelle di una pianista, alla quale fece una proposta d’affetti non accettata.
Fu un’arpista a sorridergli e a lungo suonarono insieme.
Dovette partire, per un istinto durissimo, insieme a un circo per un giro di alcuni anni: si rinforzò le braccia e i ritmi del volo insieme ai trapezisti; sciolse il corpo con una contorsionista; si fermò immobile per due ore verso ogni sera riflettendo sul percorso fatto e sugli impegni da completare.
Ricordava così ogni passaggio della mMemoria, senza stancarsene.
Nel circo dove aveva lavorato con successo aveva incontrato un artista adeguato per natura ai miracoli, sia come prestidigitatore che come illusionista e lanciatore di coltelli; aveva anche collaborato con lui, tanto da ammirarlo senza limiti e da vedere cosa vuol dire “nascere per una cosa”.
Capì la differenza e se ne rassegnò con serenità; abbandonò il circo e l’attività, cercando qualcosa di astratto e fisico insieme.
Infine si era detto che era stato tutto molto bello, che era contento dei risultati e poteva ormai riposarsi della lunga strada seguita.
Quando lo cercarono ricordando le sue qualità, trovarono che si era dedicato soprattutto alle parole e alle definizioni, oltre che a impossibili giochi che faceva solo per sé: di nuovo gli mancava ancora qualcosa, che solo lui sapeva né voleva recuperare con altro percorso.
L’incompletezza era un piacere sottile che non andava condiviso.
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